La luna di miele con Giorgia Meloni continua
La luna di miele fra gli elettori e Giorgia Meloni continua, anche se ha i volti di Attilio Fontana (al bis in Lombardia) e di Francesco Rocca (che spodesta il centrosinistra nel Lazio). Impensabile guardare al Lazio e alla Lombardia come a sole elezioni regionali, visto che riguardano il 25 per cento degli elettori italiani. E il voto ha confermato e rafforzato le quattro certezze uscite dalle urne delle politiche. La prima: il centrodestra unito trionfa. Ma (seconda certezza) è ormai a tutti gli effetti un destracentro: l’equilibrio così sbilanciato a destra della coalizione vincente destabilizza infatti un po’ la maggioranza. Vedi anche l’ultima sparata, in pieno silenzio elettorale, di Silvio Berlusconi: il gesto quasi disperato di chi cerca ancora di contare qualcosa in uno schieramento sempre più distante dal suo inventore. Matteo Salvini, invece, non si spezza: in Lombardia il gran capo leghista ha retto soprattutto grazie alla spinta della lista Fontana e alla sua abilità di tenersi stretti i presidenti. Alla faccia del gran successo di Fratelli d’Italia, la riconferma del leghistissimo Attilio Fontana in Lombardia dimostra infatti che le stanze dei bottoni del Nord sono in gran parte nelle mani della Lega (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia). Normale, dunque, la fibrillazione che c’è anche da queste parti nel destracentro rispetto alle imminenti provinciali. La Lega, in Alto Adige, preferirebbe una lista unica: per contare di più nell’assai probabile trattativa con la Svp, ma anche per non andare a una pericolosa conta interna. Il che, paradossalmente, potrebbe aiutare anche Fratelli d’Italia: mimetizzandosi, il movimento di Giorgia Meloni riuscirebbe ad andare al governo provinciale senza far troppo rumore e senza mettere in difficoltà la stessa Svp. La Lega, giocando una partita nella partita, nel vicino Trentino spera poi in un bis del presidente Maurizio Fugatti. Ma Fratelli d’Italia sta già alzando la posta.
La terza certezza che arriva da Lazio e Lombardia riguarda invece un centrosinistra sempre più in crisi d’identità. Il partito - alle prese con primarie che potrebbero cambiarne per sempre il Dna - fatica a proporre un progetto politico alternativo. Il quarto dato è ancora una volta legato alla disaffezione degli elettori. Quando l’astensionismo arriva a questi livelli, si è di fronte ad un’emergenza culturale e sociale ancor prima che politica. Ci sono poi una mezza certezza (Il Movimento 5stelle funziona solo a livello nazionale) e una grande domanda: il Terzo polo esiste? Non si direbbe, visto che non c’è stato nemmeno un effetto Moratti. Ma qualche diaspora (con un Pd troppo a sinistra, con i grillini in caduta libera e con Forza Italia deberlusconizzata) potrebbe persino ringalluzzirlo. Gli orfani dei partiti “tradizionali” iniziano a essere tanti.