L'olocausto (invisibile) senza fine



Il 3 ottobre del 2013 è insieme vicino e lontano. È una data che a molti forse dice poco. Ma sono morte 368 persone, quel giorno. A pochi passi dalle nostre coste. Un olocausto senza fine che un pezzo d’Italia ha ricordato tre giorni fa. Le bare immaginarie di quei cercatori di sogni sono in uno sconfinato cimitero d’acqua chiamato Mediterraneo, insieme a migliaia d’altri. Persone, storie, drammi, volti e destini invisibili. 

Noi, come cerchiamo di far capire ogni giorno, stiamo da una parte sola: quella della solidarietà, quella della convivenza, quella di una comunità che ha bisogno di punti fermi, di valori netti, di esempi precisi. In questi giorni (meglio: nei lembi di notte che strappo al mio lavoro) sto leggendo l’ultimo libro di Vincenzo Passerini: Tempi feroci. Sono partito da una frase di Pasternàk («Non devi recedere d’un solo briciolo dalla tua persona umana») e mi sono fermato su una serie di concetti. Uno è nelle prime pagine. Scrive Passerini: «In tempi feroci, oggi come ieri, a ogni latitudine, e in qualsiasi situazione, c’è sempre qualche coscienza libera che rompe il silenzio e parla, dicendo “Io ci sono”. Qualcuno che fa scelte controcorrente. Qualcuno che non ha finto di non vedere la vittima, come fanno il sacerdote e il levita della parabola evangelica, ma l’ha soccorsa e accolta».

Passerini spiega chi sono le vittime: profughi e migranti, umiliati e offesi, torturati e assassinati nei lager in Libia, lasciati annegare, respinti e uccisi. Ma ci ricorda anche che ovunque ci sono coscienze libere che rimangono in piedi in mezzo a folle sedute o a mezze coscienze, come le chiamò Primo Levi. «In ogni tempo feroce - scrive infine Passerini prima di raccontare alcune storie emblematiche e prima di mettere con grande trasparenza il dito in piaghe che pur ci sono - l’umanità non è mai consegnata del tutto al male. Per questo dobbiamo sempre sperare». Fra le tante parole che ti restano in testa leggendo questo libro che ha il profumo - contagioso - del bucato pulito, ne cito un’altra: «Il voto dà il potere di fare le cose. Ma il voto - scrive Passerini con un chiaro riferimento a una certa politica - non trasformerà mai una cosa ingiusta in una giusta. La verità non sta nel consenso». È proprio così. E noi non smetteremo di parlare delle folle che qui, fortunatamente, non vedo così sedute. Perché i tempi feroci meritano un’attenzione altrettanto feroce.













Scuola & Ricerca

In primo piano