L'autonomia e l'emergenza sociale
Si dice sempre più spesso: si vede finalmente la luce in fondo al tunnel. Battuta amara: peccato che quella luce la stiamo già pagando a peso d’oro. Rispetto a pochi mesi fa, la bolletta pesa infatti su aziende e famiglie il doppio, se non il triplo. Ed è una luce in un certo senso artificiale, quella che si intravede: se è vero - e fortunatamente lo è - che i dati della pandemia ci dicono che la situazione, grazie alle tantissime persone che hanno scelto di vaccinarsi, sta davvero migliorando, è anche vero che non c’è molto da sorridere su tutti gli altri fronti. La crisi sociale fa paura. Molte persone non ci sono più, perché il Covid ha colpito in modo devastante per un periodo che non è ancora finito. Molti altri ce l’hanno fatta, ma non sanno con chiarezza che ne sarà del loro domani, del loro lavoro, della loro fabbrica. Gli sforzi sono straordinari e straordinario è anche l’ormai mitico Pnrr, anche se qualcuno dovrà pur dire che non ci saranno denari per tutto e per tutti e che una parte importante di questi aiuti un giorno andrà restituita. Ed è comunque impensabile che tutti i lavori promessi e sognati si possano realizzare, se non altro perché mettendoli tutti insieme costerebbero come dieci o cento Piani di ripresa e resilienza. A proposito: la ripresa in parte si sente, ma le nostre città sono ancora vuote. La gente che si muove, per lavoro o per turismo, è ancora troppo poca. E molti lavori non partono proprio: perché le materie prime costano troppo. Per un po’ si potrà (di nuovo) tirare la cinghia, ma lo si è già fatto per mesi. La corda fatta di fiducia, di tenacia e di speranza, si sta sfilacciando. Certe bollette per quanto tempo potremo permettercele? E certi aiuti, che peraltro sono spesso ancora solo sulla carta, per quanto tempo continueranno ad arrivare? L’emergenza penalizza i più fragili. «A pagare il prezzo più alto - come ci ha detto anche ieri Alfred Ebner (Cgil) - sono i pensionati che prendono meno di mille euro al mese». Perché i rincari non peseranno solo su ogni famiglia in termini di luce e di gas (mille euro in più all’anno circa, si stima) ma si stanno già trasformando in inflazione, con conseguenze facilmente immaginabili. Servono dunque interventi nazionali e provinciali per mettere in sicurezza sia il versante sociale delle famiglie sia quello del mondo produttivo. Ottima l’idea dell’assessora Deeg: un bonus unico contro il caro energia. Ma il punto centrale resta quest’emergenza sociale che non si può pensare di curare all’infinito con contributi che spesso arrivano a fatica. Come ha detto in questi giorni anche il sindaco di Trento Ianeselli, serve una nuova politica, più avanzata e più sostenibile, per tutelare l’ambiente, per combattere un cambiamento climatico che è davanti agli occhi di tutti, per mettersi al riparo da future drammatiche crisi energetiche. Servono insomma davvero nuove idee, anche spiazzanti. E l’autonomia può essere ancora una volta l’apripista: la proposta Deeg deve essere guardata allora come un punto di partenza. Attenzione, però: il rischio di lasciare indietro qualcuno, anche nel ricco Alto Adige, è altissimo.