Il pesante zaino del premier incaricato Giuseppe Conte
Lo zaino di Giuseppe Conte è molto pesante. Ma il cammino è iniziato. In salita. E non poteva essere altrimenti. Soprattutto dopo l’infinita attesa che solo il presidente Mattarella poteva gestire con rara abilità, aggrappandosi a una Costituzione che ha più volte rischiato di traballare. Il professore che mercoledì ha ricevuto l’incarico di formare un governo porta con sé, soprattutto in questi suoi primi passi, lo scetticismo di mezzo Paese (ma l’entusiasmo e la voglia di cambiamento dell’altra metà degli italiani), la diffidenza dei mercati (peraltro all’inizio sempre tiepidi, in particolare quando hanno a che fare con l’Italia), i dubbi dell’Europa (che però Conte ha subito rassicurato) e le debolezze del contratto fra 5stelle e Lega. Una lista dei sogni che però potrebbe permettere al garante Conte, dal tavolo di Palazzo Chigi, di muoversi con una forza inattesa: quella di chi, cadendo, trascinerebbe nel fango chi ha costruito una maggioranza che non può permettersi di fallire, di sgretolarsi alla prima polemica, di sbattere contro il primo muro di difficoltà.
Sembra un paradosso: la debolezza del premier incaricato è la sua forza. E il fatto che in molti aspettino che scivoli su ogni buccia di banana (non è eletto dal popolo, ha gonfiato il curriculum...) fa sì che l’avvocato del popolo italiano - la definizione è sua - possa provare vie diverse, esplorare sentieri inattesi, essere visionario. Possibilmente senza scordare che sognare costa parecchi euro. Di Maio e Salvini si marcheranno a vicenda e marcheranno stretto lui o cercheranno di far ripartire l’Italia? Il fardello più pesante, nello zaino, in fondo resta questo. Ma il professore lo sa bene: i voti si danno alla fine degli esami. Non prima. E il governo, fra l'altro, fatica a nascere: perché il braccio di ferro sull'elenco dei ministri continua.