Autonomia e presidenzialismo, un baratto (per l'Alto Adige) molto insidioso



L’insidia, questa volta, si chiama autonomia differenziata. Sulla carta, l’idea del ministro Calderoli potrebbe persino rappresentare un’opportunità, consentendo alla specialità altoatesina di allargarsi e alle altre Regioni di acquisire nuove competenze. Ma ci sono due venti, in Italia, fra loro contrapposti. Quello del federalismo, per chiamarlo come lo chiamava un tempo la Lega, che ha per anni brandito il tema senza mai portarlo realmente al traguardo. E quello del presidenzialismo, caro alla presidente Meloni, ma anche a Berlusconi (benché ormai sia l’ombra dell’uomo che fu). Il patto è fin troppo palese: se Fratelli d’Italia avrà il presidenzialismo - più o meno spinto - la Lega avrà l’autonomia differenziata. Se si fermerà un progetto, si fermerà anche l’altro. I pericoli del presidenzialismo, in un’Italia che cambia idea ogni giorno e che spesso si fa travolgere da emozioni prima e da ripensamenti poi, sono noti. Di qui un sistema complesso, che fino ad oggi ha però garantito il bilanciamento dei poteri e l’equilibrio della nostra democrazia. Il tema dell’autonomia differenziata è invece ancora tutto da scrivere. Si conoscono le ambizioni più che legittime di alcuni territori (Veneto, Lombardia, ma anche Emilia Romagna, ad esempio). Si ricordano gli esiti di alcuni referendum. E si rammentano anche le differenze di velocità fra pezzi di Paese diversissimi fra loro. Quello che non si conosce è il punto di caduta: l’equilibrio (fragile) fra la necessità di garantire l’unità del Paese, l’esigenza di cedere una maggiore responsabilità ad alcune Regioni e la tutela di un’autonomia come la nostra, che è riconosciuta e non certo concessa, che ha radici millenarie e che è anche figlia delle drammatiche stagioni del terrorismo. Per difendere tutto questo, in un baratto fra anime di una maggioranza che tenderà a semplificare tutto, servono idee chiare, serve un progetto che l’Alto Adige non può che portare avanti insieme al Trentino (la massa critica è strategica e insieme fondamentale, in casi come questi) e serve giocare d’anticipo. Soprattutto in una stagione come questa. Per la prima volta da tanto tempo, infatti, il pugno di voti della Svp non sarà più determinante per tenere in piedi o per far cadere un governo. E in Parlamento la delegazione regionale non è certo compatta su questi temi, di cui alcuni nemmeno colgono la fondamentale importanza.













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