Alla Svp serviranno più alleati
Il presidente Arno Kompatscher è preoccupato. E non potrebbe essere altrimenti. Soprattutto in campagna elettorale. In cuor suo, sa però benissimo che queste elezioni potrebbero passare alla storia come quelle della fine dell'autosufficienza.
Fino ad oggi, per statuto (soprattutto), per cortesia (perché sembra sempre una gentile concessione) e per equilibri politici (spesso legati al baricentro del governo romano), la Svp ha aperto le porte della giunta solo al partito italiano che ha preso più voti alle elezioni (locali e nazionali). Dal 22 ottobre, verosimilmente, la Svp non avrà più i numeri per governare praticamente da sola in aula, usando in giunta il partito italiano alleato (provvisorio) come una stampella o come un cameriere simile a Bernardo, il servo di Zorro che aveva una caratteristica indimenticabile: era muto. Il primo problema è già stato superato: a vincere fra i partiti italiani - salvo che l'onda nazionale s'areni all'improvviso su qualche inchiesta o su qualche scivolosa buccia di banana - sarà probabilmente Fratelli d'Italia. E la Svp, dopo aver detto più volte il classico «mai al governo con loro», ha già cambiato, per non dire rovesciato, i toni.
Forse c'è anche chi ha già pensato a dove far sedere i nuovi alleati nella stanza che conta di Palazzo Widmann. Certo, la Lega non si darà per vinta e anche il Pd cercherà in tutti i modi di rientrare dalla finestra, ma la strada sembra segnata. Tutt'altro che segnata, la strada, è invece per quel che riguarda i possibili alleati che la Svp dovrà imbarcare per far tornare i conti. E qui conta prima di tutto un doppio pallottoliere: quello che dirà quanti italiani ci saranno in consiglio e quello che dirà quanti voti prenderanno i singoli partiti a trazione tedesca.
Non è un mistero che piacciano i Verdi, al presidente uscente e certamente rientrante. È inutile dar retta a chi immagina ad esempio alleanze "alternative" fra Achammer, Widmann e altri ancora per evitare quel terzo mandato alla presidenza che in verità lo stesso Kompatscher escludeva fino a poco tempo fa.
Molto più probabilmente, però, sarà la Svp a imporre gli eventuali nuovi alleati tedeschi al presidente che, non a caso, si dice da sempre più amato dagli elettori che dal suo partito. La fine dell'autosufficienza aprirebbe (aprirà?) dunque non solo scenari in parte imprevedibili, ma anche stagioni di possibili conflitti interni - in giunta, ma anche in consiglio - fino ad oggi impensabili.