Una mostra sui d'Avalos, una famiglia nel segno del potere



Inventariati e alcuni pezzi anche digitalizzati: uno degli archivi privati fra i più importanti d'Italia sta svelando i suoi segreti. È l'archivio della famiglia principesca d'Avalos. Alla fine del 2019 le oltre 150 casse con il corpus della documentazione sono state depositate nell'Archivio di Stato di Napoli. Ciò anche per sottrarlo a dispersioni e danneggiamenti: questa circostanza ha consentito di avviare un complesso progetto di riordino e inventariazione curato dalla Sovrintendenza campana che, con fondi ministeriali, ha finanziato l'impiego di 15 giovani archivisti e paleografi. Un patrimonio documentario (mai esposto al pubblico), contenuto in un inventario analitico di circa 500 pagine su una storia che abbraccia oltre mezzo millennio: assomma 1.202 pergamene, fra il 1257 e il 1883, e oltre 120 metri lineari di documenti, racchiusi in 460 faldoni. Quaranta documenti originali sono esposti nella mostra "I d'Avalos. Nel segno del potere", inaugurata oggi, con l'intervento del presidente della Giunta regionale, Vincenzo De Luca, nella sede della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica, nel salone delle Feste di Palazzo Carafa (rimarrà aperta fino al 29 settembre). La mostra, curata da Gabriele Capone e Paola Vona, fa parte della Rassegna "Carte in Arte. Storie e vicende tratte dagli Archivi napoletani", finanziata dalla Regione nell'ambito del Piano strategico per la Cultura e i Beni Culturali 2022 - Sistema Mostre. Nell'esposizione emerge il ruolo fondamentale di questa famiglia nelle vicende storiche, amministrative, culturali, sociali e persino mondane dell'Italia meridionale - ma ebbe anche tenimenti nel Ducato di Milano - a partire da Innico I e dai suoi due fratelli, Alfonso e Rodrigo, che seguirono Alfonso V d'Aragona, incoronato re di Napoli nel 1442. La mostra si declina in varie sezioni: attestazioni di fedeltà alla Corona, privilegi, onorificenze, potere al femminile, documenti sulla loro attività di condottieri di compagnie d'armi e comandanti generali alla Battaglia di Pavia, carte e registri sull'amministrazione dei territori e della giustizia, l'attività su Napoli. Una selezione degli esemplari più significativi di pergamene anche miniate, lettere persino cifrate, piantine di possedimenti, cabrei acquerellati, rescritti e donazioni reali, documenti contabili riguardanti gli immensi feudi familiari. L'azione di recupero è stata svolta dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, diretta da Gabriele Capone, col sostegno del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli. Varie vicissitudini, a partire dagli anni Sessanta, sono state superate con una custodia del Fondo, detenuto dall'ultimo erede, il principe Andrea d'Avalos, nell'Archivio di Stato. All'inaugurazione e al convegno introduttivo, coordinato dalla giornalista Natascia Festa, sono intervenuti anche il capitano Massimiliano Croce del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Rosanna Romano, direttore generale per le Politiche culturali e il Turismo della Regione, Mauro Gambini de Vera d'Aragona, studioso di araldica.









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