l'intervista

Maddalena Pagano, record di donazioni e poi sui pedali per promuovere l’Avis

In tanti anni, mai un giorno di permesso. E i giovani che mancano? «Tanti li troviamo positivi alle droghe, è un problema»


Daniele Peretti


TRENTO. Con 102 donazioni Maddalena Pagano è l’avisina col maggior numero di donazioni della sezione Avis di Trento, ma detiene anche un altro primato: per donare non ha mai usufruito della giornata libera. «Una questione di principio - ci dice - non si dona per una contropartita, ma per il piacere di farlo. L’ho sempre fatto o nelle giornate libere o quando ero di turno al pomeriggio».

Rinunciando ad un suo diritto.

Vero, ma per me quando si fa del bene non ci deve essere una contropartita. Lo fai per una tua decisione, una tua libera scelta, non perché puoi avere qualcosa in cambio.

Maddalena Pagano denuncia. Si parla di difficoltà a trovare giovani donatori, ma ha idea di quanti ne dobbiamo scartare perché dagli esiti degli esami preliminari compare l’uso di droghe? Non voglio entrare nel merito della questione, ma questo è un problema davvero serio che viene sottovalutato.

102 donazioni al femminile non sono certo un record facile.

Ci sono delle difficoltà oggettive come il non poter donare durante il ciclo mestruale, ma nemmeno se si ha un raffreddore. Sa cosa mi è capitato una volta? Mi ero fatta un taglietto alla mano per lavorare tranquillamente me l’ero fasciata: respinta. Più che giusto, però è stato un provvedimento che fa capire come non sia per nulla facile fare la donazione. Ci vuole molta attenzione e coscienza.

La prima donazione di Maddalena è avvenuta a 18 anni a Ottaviano, suo paese d’origine.

Giù non c’era nulla di organizzato, quando si ha bisogno di sangue si fa girare la voce e qualcuno arriva. In quel caso fui contattata perché giovane e sana e tutto è cominciato da lì.

Cos’ha provato in quell’occasione?

Quello che poi ho sempre provato. Mi sento importante perché donando qualcosa di me faccio star bene gli altri. A me non costa nulla, ma a qualcuno il mio gesto può salvare la vita.

Non solo donazioni, per la precisione Maddalena Pagano dona più piastrine che sangue per una procedura di prelievo molto più lunga, ma anche ciclista “avisina”.

Tutto è nato nell’estate del 2021 quando sono andata in Toscana da sola in bicicletta, lo scopo è quello di trovare fondi e di promuovere Avis. E’ così che con mio cognato – Antonio Izzo di Pordenone – abbiamo fondato “Amici in bici” ed abbiamo debuttato con la Trento – Roma.

Come andò la raccolta fondi?

Malissimo, ci siamo dovuti autofinanziare. Alla partenza in piazza Duomo c’era il sindaco ed anche un rappresentante del Vescovo, ma al lato pratico al di là del patrocinio non ci hanno dato nulla. Così le soste nei B&B lungo il percorso o sono state a carico nostro oppure delle sezioni Avis di zona. Peccato perché l’iniziativa era organizzata con la Lilt e lo scopo era la raccolta fondi per finanziare gli appartamenti a disposizione dei parenti dei pazienti del reparto di Protonterapia.

Esperienza da archiviare o che riproporret ?

Non lasciamo, ma raddoppiamo. In primavera raggiungeremo Bergamo in bicicletta per sostenere la candidatura della città bergamasca a Città del Volontariato. In estate invece l’obiettivo sarebbe quello di una Trento - Santa Maria di Leuca, ma se non riusciremo la tappa finale sarà ancora Roma. La mia idea sarebbe quella che ad ogni sosta presso una sezione Avis, si aggiungesse uno o più ciclisti avisini in modo da creare un corteo.

E sarebbe anche un bell’esempio di quello stile di vita ideale che Avis propone...

Certo, però non chiamatemi ciclista o sportiva, sono solo una “ciclistina sportivina”.

Nella sua vita non solo Avis, ma anche un lavoro.

Questa domanda fa esplodere il mio orgoglio. Pensi ad una donna meridionale con solo la licenza media che arriva a Trento, supera tutte le difficoltà della situazione e diventa capo reparto del Sait, cioè un terzo livello. Non è stato per nulla facile, ma dico sempre che volere è potere ed una donna non dovrebbe mai rinunciare ai propri sogni, ma fare di tutto per realizzarli.

Certo proverà a coinvolgere altre donne, qual’è la reazione ?

Purtroppo non sempre positiva. Molte rinunciano a priori per paura, diffusi sono i problemi alle vene. Ma molte temono gli esiti degli esami preliminari.

Scoprire una malattia non è mai una cosa bella.

Le racconto questa. Convinco una mia collega a diventare donatrice e si si sottopone agli esami preliminari dai quali emerge una patologia al cuore a lei sconosciuta, ma per la quale si dovrà sottoporre ad un intervento chirurgico. Da un lato è stato un bene, dall'altro mi sento in colpa.

In calo i donatori, secondo lei qual è il motivo?

Essere altruisti interessa sempre meno. Mi raccontavano nelle sezioni di Avis che ho visitato nella mia biciclettata che sono frequenti i casi in cui il nostro numero telefonico viene bloccato o le mail respinte. Anni fa non sarebbe mai successo. Poi c’è il problema giovani. A parte la diffusa assunzione di droghe, ci sono i tatuaggi. Chi li fa deve osservare uno stop temporale. S’interrompe così la continuità e si perde la costanza: tra i due a primeggiare è il tatuaggio e non certo la donazione.

Concludiamo con due appelli, il primo alle potenziali donatrici ed il secondo alle donne.

Alle potenziali donatrici vorrei dire che è una gran bella cosa quella di poter aiutare gli altri donando una parte di se stessi. Si tratta di una cosa molto particolare diversa da tutte le altre forme di volontariato. In più si è sempre monitorate e questo a livello di prevenzione, è una gran bella cosa. Alle donne rivolgo un invito: non rinunciate mai ai vostri sogni, anzi lottate fino a quando non li avete realizzati. Volere è potere.

 













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