Botanica

Cristina Anedda, l’informatica con la passione per la canapa

È stata una delle pioniere nel campo: «Ancora oggi molti pregiudizi verso una pianta terapeutica»


Daniele Peretti


TRENTO. Cristina Anedda, la pioniera. Negli anni novanta è stata una dei primi Periti Informatici; nel 2003 ha aperto Chacruna, negozio specializzato in etnobotanica che fece scalpore perché vendeva la cannabis light quando in Italia le attività come la sua erano meno di dieci; nel 2017 arriva la prima piantagione di canapa in Valsugana e nel 2019 il primo Dispensario CBD.

Di certo le piacciono le sfide: «Non me ne sono mai fatta mancare - afferma - da quelle tradizionali, come l’informatica quando era ancora semisconosciuta, a quelle alternative che però non hanno mai avuto un desiderio di rottura».

Cioè?
La canapa è da considerarsi il maiale del regno vegetale, ovvero anche in questo caso non si butta via nulla. La si può utilizzare a scopi terapeutici, per la cura del corpo, in campo alimentare o in campo tessile, in più la sua coltivazione bonifica i terreni e li drena ed è proprio per tutti questi utilizzi che senza scherzare affermo che la canapa salverà il mondo.

Apre nel 2003, che a livello legislativo si può considerare il periodo del proibizionismo. Ha mai avuto problemi?
Tutti quelli di un’attività che fa da rompighiaccio. Il primo già all’inaugurazione perché un gruppo di ragazzi di Forza Nuova manifestò ostacolando l’ingresso nel negozio di Corso 3 Novembre, forse perché non erano a conoscenza di un antefatto storico.

Quale?
Mussolini spinse tantissimo la coltivazione della canapa tant’è che l’Italia di quegli anni era la seconda produttrice dietro la Russia.

La contestazione come andò a finire?
In un nulla di fatto, come successe per le altre perquisizioni delle forze dell’ordine che proseguirono fino a quando non si convinsero che la mia attività era assolutamente legale ed oltre quel limite non c’era nulla.

Nel 2013 l’apertura di un punto vendita anche a Bolzano e quattro anni dopo costituisce un’azienda agricola specializzata nella coltivazione di canapa. 
Aziende agricole che oggi sono diventate due, perché ne ho aperta una anche in Alto Adige per garantire forniture a chilometro zero ai miei negozi.

Non fu un azzardo investire tanto in un ambito di proibizionismo legislativo?
Nel 2005 fu convertita in legge la Fini-Giovanardi, che eliminò le differenze equiparando le così dette droghe leggere a quelle pesanti e mi sono detta che peggio di così non poteva andare. Ma avevo due convinzioni. La prima era che dopo aver toccato il fondo gli orizzonti si sarebbero aperti e la seconda erano le mille valenze alternative della canapa che non è solo una droga leggera.

Le cose cambiarono?
Cambiarono eccome. Nel 2014 la legge Fini-Giovanardi fu abrogata; dal 2015 al 2017 la cannabis fu sdoganata negli Stati Uniti e nel 2018 l’Oms dichiarò la cannabis erba officinale alla pari della malva e del rosmarino e finalmente potei lavorare con maggiore tranquillità.

In mezzo c’è anche una laurea.
Sì, alla Scuola di Naturopatia e Iridologia Luigi Costacurta di Trento, dove ho discusso una tesi sul tema «Canapa: una pianta in sinergia con l’essere umano-Il Fitocomplesso e le nuove iterazioni». Fu un lavoro molto interessante perché andai a recuperare ottant’anni di documentazione censurata e nascosta.

Chacruna diventa anche associazione.
Con Chacruna Cannabis Social Club possiamo prescrivere la cannabis medica. Siamo quattro membri. Oltre a me c’è Mauro Camin, medico chirurgo con specializzazione in riabilitazione neurologica e membro dell'Associazione trentina sclerosi multipla; Chiara Lazzeri, segretaria e Valentina Zanon, che si occupa di psicoeducazione e del del supporto psicologico del paziente e dei suoi familiari. Solo così possiamo aggirare la scarsissima collaborazione dei medici di base nel prescrivere la cannabis terapeutica.

La porta si è socchiusa, ma non si è ancora aperta, perché?
Perché andiamo contro due potenti lobby. La prima è quella del tabacco che da quando sono stati commercializzati i prodotti CBD con bassissimi livelli di Thc hanno registrato un netto calo del consumo del tabacco. La contromossa? Aggiungere ai prodotti del Monopolio anche le cartine che ora possono essere vendute solo in tabaccheria. La seconda lobby contro cui lottiamo è quella farmaceutica perché di fatto la canapa è una terapia alternativa.

Com’è cambiato il mercato?
All’apertura i clienti entravano sorridendo sotto i baffi con un fare sornione. Oggi serviamo la nonnina, le persone con reumatismi, le mamme di ragazzi autistici. Ammalati di fibromialgia: si è aperto un mondo fatto di persone che traggono beneficio dall’assunzione di prodotti CBD.

Come si definirebbe?
Una moderna strega che cavalca nuove storie considerando le antiche trame perché gli antichi saperi sono alla base di tutto. Oppure, se voglio essere professionale, quello che in realtà sono: una naturopata.

La definizione che darebbe alla canapa?
Farei un rapporto: la canapa sta al regno vegetale come l’uomo sta al regno animale.

Un sogno?
Certamente quello della normalizzazione e della legalizzazione della canapa che per l’Italia è un prodotto storico e che negli anni trenta era un fiore all’occhiello













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