Val di Non, festa Moscon: «Dico grazie ai miei tifosi»
L’idolo di casa: «M’incitavano in ogni paese, sarebbe stato bello ricambiare il loro affetto con un risultato ma ho dovuto fare i conti con le gambe»
CLES. Ieri il Giro del Trentino Melinda ha avuto un pubblico degno di una corsa internazionale. E se lo ha avuto, in buona parte, è per merito dell’enfant du pays Gianni Moscon, che ha richiamato sulle strade della Val di Non centinaia di appassionati e si è messo in luce mettendosi a servizio del proprio capitano. «Voglio ringraziare i miei convalligiani e tifosi – racconta il 22enne di Livo – In ogni paese attraversato dalla corsa c’erano un sacco di persone che facevano il mio nome e m’incitavano: è stata un’emozione grandissima. Sarebbe stato bello contraccambiare il loro affetto con un risultato, ma ho dovuto fare i conti con le gambe. Sono comunque contento del mio Giro del Trentino. Abbiamo vinto e abbiamo fatto un bel lavoro».
Moscon aveva dichiarato che la Malé-Cles sarebbe stata la tappa più dura e spettacolare. Così è stato. «Abbiamo lavorato tanto tutto il giorno come squadra – spiega Moscon – cercando di tenere un ritmo alto e regolare. Sulla salita della Forcella di Brez mi sono messo davanti per scremare il gruppo e ho tenuto duro fino a quando ce l’ho fatta. Poi ci siamo dovuti affidare alle gambe di Landa. Ho provato a rientrare sul gruppetto dei migliori per dare una mano al mio capitano, ma quando siamo transitati a Cles per la prima volta ho capito che non c'era più nulla da fare».
Ieri il talento made in Val di Non ha svolto alla perfezione il proprio compito e ha chiuso 20esimo. «Il fatto di avere risparmiato un po’ di gamba sulla salita di Fai della Paganella mi ha agevolato – aggiunge il trentino della Sky – Le energie risparmiate sono servite oggi (ieri, ndr) per aiutare Landa».
Moscon tornerà in sella la prossima settimana al Tour de Yorkshire, corsa inglese di tre giorni in programma dal 29 aprile al primo maggio. Poi staccherà la spina, per tornare alle gare al Giro di Svizzera o al Giro di Slovenia. A fare i complimenti a Moscon è, in primis, il suo capitano Landa, comprensibilmente raggiante. «È stata la giornata più dura delle quattro. Prima la fuga di Nibali e Cunego, lontani in classifica ma pur sempre due signori corridori – spiega il Landa – Poi gli attacchi dell’Astana: fortunatamente sono riuscito ad avere un compagno di squadra a fianco nel finale ed è stato fondamentale. In salita sono rimasto da solo, è vero, ma ero con i migliori cinque corridori in corsa, non potevo chiedere di più. I miei compagni hanno fatto un grandissimo lavoro fino a lì».
Per vincere il Giro del Trentino, Landa si è dovuto inventare velocista. «Ho dovuto fare la volata, altrimenti avrei perso il Giro – conferma lo spagnolo – Sono contento perché essere riuscito a vincere la corsa in una situazione così difficile mi dà ancora più convinzione e morale in vista del Giro d’Italia. Io il più forte in salita? In questi quattro giorni sì. Mi aspettavo un Nibali non più forte, ma più combattivo. Al Giro d’Italia ci sarà comunque da battagliare con lui. Ne sono certo».
Chi ha battagliato, rendendo dura la vita a Landa, è stato l’estone Tanel Kangert, improvvisato capitano dell'Astana. «Dopo la vittoria di Mezzolombardo avevo detto che a vincere a Cles sarebbe stato un altro corridore dell’Astana: mi scuso per il malinteso – spiega il vincitore di tappa – Sinceramente non so come ho fatto a vincere. Rimpianti per i 2” di distacco nella generale? No. Se a Mezzolombardo avessi tirato a tutta fin sotto allo striscione d’arrivo, forse avrei potuto vincere. Ma non potevo non esultare per una vittoria. Non vinco spesso. Bisogna essere onesti: ha vinto il corridore che si è dimostrato il più forte. Io spesso ho inseguito e ho vinto due tappe più con la testa che con le gambe». (l.f.)
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