Stefano Gross adesso rivede la luce: «Voglio la medaglia»
Lo slalomista fassano parla dei problemi che lo hanno frenato per tutta la stagione. «Ma ai Giochi risorgerò»
TRENTO. Non partirà da favorito, né col primo gruppo di merito, perso a causa dell’inforcata a Schladming. Ma Stefano Gross, reduce da un periodo particolarmente difficile della sua vita, ha le idee chiare: «Ho visto atleti cambiare una stagione con una gara – dice lo slalomista fassano – Vado a Sochi per una medaglia e sono convinto che se farò quello che so fare, ne uscirà una bella gara. Voi tifate per gli azzurri e vedrete che sapremo regalarvi delle belle emozioni».
Dopo aver mancato il piazzamento necessario per la qualificazione diretta ai Giochi, il 27enne finanziere di Pozza di Fassa è stato “ripescato” grazie ai due buoni risultati centrati in gennaio (nono ad Adelboden e 12esimo a Wengen) e, soprattutto, grazie alle sue indubbie qualità da podio, obiettivo centrato tre volte nell’inverno 2012.
Velocissimo in allenamento, meno in gara quest'inverno, anche se va detto (per meglio comprendere il rendimento finora non all’altezza delle aspettative, in primis le sue) che il fassano ha dovuto superare un periodo decisamente difficile, con la scomparsa della nonna prima dello slalom di Kitzbühel e i problemi di salute del padre, che per un periodo lo hanno pure tenuto lontano dalle piste da sci.
«Non voglio mettere in piazza i miei affari personali – spiega Gross – ma posso dire che non è stato facile allenarsi e gareggiare, trovare il giusto spirito e le motivazioni per aprire il cancelletto. Ora le cose vanno meglio e, con il tempo e l’esperienza, ho imparato a sapermi rialzare. Non ho nessun timore di non poter andare forte a Sochi e anche a Schladming stavo bene. Peccato per l’inforcata, che mi costringerà a partire appena fuori dai 15, ma ho visto sciatori vincere gare anche partendo con il pettorale numero 16 o 17».
La condizione fisica è buona, il morale recuperato.
«Sto bene e non è cosa da poco – aggiunge il fassano delle Fiamme Gialle – Partire senza problemi fisici ad un appuntamento in cui contano soltanto i primi tre posti è fondamentale. Io parto per Sochi con le idee chiare su quello che voglio fare. Non vado per partecipare, vado per le medaglie».
Dunque, si candida per il ruolo di outsider.
«Mi piace vedermi così – conferma Stefano – e sono convinto che, se riuscirò a fare quello che so fare, né uscirà una bella gara. Ho bisogno di stare tranquillo per sciare bene e ho visto che negli ultimi slalom, pur con pettorali non ottimi, in alcuni tratti ho fatto registrare tempi molto vicini a quelli dei migliori. In allenamento riesco a stare davanti a tutti i miei compagni e alcuni di loro sono saliti sul podio: se tanto mi dà tanto…».
Conosce la pista olimpica?
«Mai fatta, ma l’abbiamo analizzata. Il pendio non è dei più facili e questo lo vedo come un fattore positivo. Ora andremo a rifinire la preparazione all’Abetone, dove ci lasceranno “salare” la pista e quindi ricreare condizioni simili a quelle che troveremo in Russia. Poi ci sposteremo a Pozza di Fassa o a Madesimo, per poi partire il 17 febbraio per Sochi».
Lo slalom maschile è in programma il 22 gennaio: i trentini e gli italiani saranno in piedi sul divano, tutti a tifare per gli azzurri e per Stefano Gross, che sogna la giornata perfetta. Sognare, d'altronde, non costa nulla. Soprattutto quando si hanno mezzi e grinta per trasformare i sogni in realtà.
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