Stefani, Scavone e Tesser Il Pordenone è nei cuori dei calciofili di casa nostra
Trento. C’è una squadra, in serie B, che ha molto, anzi moltissimo, di… Trentino Alto Adige. Nessuna delle “nostre”, purtroppo: l’Alto Adige vola in serie C, chissà che non sia la volta buona, ma per...
Trento. C’è una squadra, in serie B, che ha molto, anzi moltissimo, di… Trentino Alto Adige. Nessuna delle “nostre”, purtroppo: l’Alto Adige vola in serie C, chissà che non sia la volta buona, ma per il momento gli sportivi regionali devono affidarsi soprattutto alle simpatie e non al tifo diretto. Anche se, guardando verso Est, c’è una formazione che non può non essere nei cuori degli sportivi di casa nostra: il Pordenone.
Ma quale è il legame tra il club neroverde, straordinario esempio di lungimiranza e programmazione nella provincia calcistica italiana, alla nostra regione?
Facile spiegarlo: tra le fila dei friulani militano due atleti nati in regione, il capitano Mirko Stefani, originario di Borgo Valsugana, che veste il neroverde ormai da cinque anni e il bolzanino Manuel Scavone, da quest’anno in forza al “Porde”, tornato in serie B dopo una stagione in C con il Bari.
E, a dirla tutta, all’ombra della Concattedrale di San Marco Evangelista ci sono un altro paio di volti notissimi alle nostre latitudini, non per motivi di “sangue” ma frutto di legami sportivi indissolubili. Leggasi mister Attilio Tesser, il difensore Alessandro Bassoli e, a voler essere precisi, anche l’attaccante Patrick Ciurria, seppur quest’ultimo abbia indossato la casacca dell’Alto Adige per una sola stagione.
L’attualità racconta che sabato il “Porde” ha impattato 1 a 1 con la “corazzata” Monza sul manto dello splendido impianto di Lignano Sabbiadoro: né Stefani né Scavone erano in campo, il difensore per scelta tecnica, il centrocampista per un malanno fisico che ha suggerito a Tesser di non rischiarlo.
In questa stagione il difensore centrale, campione d’Europa nel 2003 con la Nazionale Under 19, ha sin qui totalizzato una sola presenza dopo le due collezionate nella passata annata. A gennaio le “primavere” saranno 37, Stefani studia già da allenatore ma di lasciare Pordenone (in estate le offerte non gli sono certamente mancate dalla serie C) non se ne parla: la famiglia Stefani, della quale fanno parte la moglie Jessica e i piccoli Gaia e Mattia, in Friuli ha messo radici e il ruolo di “capitano - non giocatore”, con un ruolo (riconosciuto da tutti!) fondamentale all’interno dello spogliatoio, sta bene a Stefani, che nel passato campionato ha conosciuto l’emozione d’esordire in serie B a 35 anni dopo una carriera da 400 e più presenze in C. A Reggio Emilia se dici “Stefani” scattano tutti sull’attenti, visto che nella Città del Tricolore il difensore valsuganotto è più che un’icon, viste le sue cinque stagioni in maglia granata con l’indimenticabile promozione dalla C2 alla C1 del 2008. Ma nel suo percorso è impossibile non ricordare le stagioni con Prato, Bellaria Igea, Cremonese, Real Vicenza e Messina. Ed è bene ricordare che, nell’ormai lontano 2003, Stefani si è tolto pure la soddisfazione di giocare titolare in serie A una partita con la maglia del club del quale è sempre stato tifoso, il Milan.
Qualche mese fa Stefani è salito agli onori della cronaca per uno splendido gesto extracalcistico. Durante la prima ondata, ha messo infatti gratuitamente a disposizione Ulss 4 “Veneto Orientale” il proprio appartamento di villeggiatura di Jesolo, che lo ha impiegato per ospitare il personale sanitario impegnato in prima linea nella lotta al Covid-19.
La volontà di Stefani era quella di tenere ben nascosta la cosa (“il mio obiettivo era solamente quello di dare una mano, nei limiti delle mie possibilità, senza tutta questa pubblicità” ci aveva confidato in un’intervista lo scorso maggio), ma il ringraziamento pubblico dell’Ulss lo aveva quasi “costretto” ad ammettere. Per la serie: campione in campo (per lui parla la sua carriera) e anche fuori.
In estate Stefani è stato raggiunto da Scavone, che è approdato in estate in Friuli alla ricerca dell’ennesima gioia di una carriera contraddistinta dai successi di squadra e personali: con Tesser non si erano incrociati quando l’allenatore guidava l’Alto Adige, perché all’epoca il centrocampista, oggi 33enne, militava nel Settore Giovanile (e già si vedeva che quel talentuoso mancino avrebbe fatto carriera anche grazie ad una clamorosa duttilità tattica, visto che è in grado di agire sia da interno, che da trequartista che, all’occorrenza, da esterno alto in un tridente d’attacco), ma qualche stagione più tardi i due si sono trovati al Novara, condividendo l’entusiasmante stagione che portò il club piemontese dalla serie B alla serie A. Da lì in poi Scavone ha girato l’Italia, giocando a Bari, a Vercelli (per quattro stagioni con annessa promozione in B), a Parma (con doppio salto, dalla C alla A agli ordini di mister D’Aversa), a Lecce (e vai con un’altra promozione in serie A) e nuovamente a Bari, dove ha mancato la promozione nel torneo cadetto vista l’eliminazione subita ai playoff dalla squadra biancorossa.
La chiamata del Pordenone è stata un “flash” per Scavone, che aveva un gran voglia di tornare in serie B. Detto e fatto e ci ha messo poco per lasciare il segno: il 31 ottobre scorso, infatti, è stata sua la rete decisiva con cui i friulani hanno piegato per 1 a 0 l’Ascoli.
Tesser ha sponsorizzato il suo arrivo per provare a realizzare il miracolo sfumato ad un passo dal traguardo la scorsa estate. E tutti tifano per lui in Trentino Alto Adige, perché il tecnico di Montebelluna nella nostra regione è stato… trasversale. Con la maglia del Trento ha chiuso la sua carriera da calciatore nel 1990 e, subito dopo, si è accomodato in panchina, diventando tecnico apprezzatissimo e vincente (doppio salto dalla serie C alla serie A con il Novara, promozione in serie B con la Cremonese), con oltre 600 panchine tra A, B e C. Settantasei di queste le ha vissute da condottiero dell’Alto Adige, dal 2001 al 2003, con cui ha conquistato per due volte i playoff in serie C2, sfiorando anche la promozione nella categoria superiore nel 2003. Diciassette anni fa i biancorossi chiusero la stagione regolare al terzo posto, eliminarono il Mantova in finale e si arresero in finale al Novara dopo due pareggi, entrambi per 0 a 0, che consegnarono il passaggio ai piemontesi in virtù del miglior piazzamento in campionato.
E come dimenticare il difensore Alessandro Bassoli, cresciuto nel vivaio del Bologna, che per quattro stagioni (dal 2012 al 2015 e dal 2015 al 2017) ha indossato la maglia dell’Alto Adige totalizzando 123 presenze in biancorosso. Ad oggi Bassoli, che dopo l’ultima esperienza a Bolzano si è trasferito al Pordenone e dal Friuli non si è più mosso, è tra i ventuno giocatori del sodalizio altoatesino ad aver totalizzato più 100 presenze con la maglia del club.
Infine ecco Patrick Ciurria, oggi protagonista assoluto in neroverde, che nel recente passato è transitato dal capoluogo altoatesino dopo un triennio in serie B allo Spezia. In riva al Talvera ha mostrato certamente buone qualità, totalizzando 19 presenze in un campionato e mezzo prima di passare al Siena. Nel 2017 il Pordenone ha scommesso su di lui e oggi Ciurria è uno degli esterni offensivi più interessanti dell’intera serie B. Trentasette presenze e cinque reti nello scorso campionato, titolare inamovibile anche in quello attuale ed elemento imprescindibile dello scacchiere tattico di Tesser, a tal punto che, proprio recentemente, l’area tecnica neroverde ha deciso di blindarlo, con un rinnovo di contratto sino al 2024.
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