Nicola, grande promessa tutto bici, scuola e chitarra

Il perginese vincitore della Coppa d’Oro, un metro e 82 per 58 chilogrammi «Mi piace la pasta in bianco, i Pink Floyd e Hendrix, ma il mio idolo è Hesjedal»


di Luca Franchini


TRENTO. Quattordici vittorie, il papà-diesse Michele, le aveva messe in preventivo già a gennaio. Il tutto, secondo un semplice calcolo fatto sulla base dei risultati dell'anno scorso, ovvero togliendo dalle varie classifiche gli atleti classe 1996, quelli con un anno in più del proprio figlio. Nicola Conci, che domenica ha riportato il Trentino sul gradino più alto della Coppa d'Oro Allievi a distanza di 15 anni dal trionfo di Maurizio Flocchini, è andato oltre ed è arrivato a quota 17, con tanto di maglia di campione provinciale e la ciliegina (o per meglio dire “ciliegiona”) sulla torta messa domenica scorsa a Borgo Valsugana.

Già lo scorso anno si era capito che Nicola aveva mezzi per “esplodere”, ottavo e primo tra i classe 1997 alla Coppa d'Oro. Qual è stata la svolta? «Nicola ha cominciato a correre da G5, praticamente senza partecipare a gare di gimkana – spiega papà Michele, diesse di Nicola e degli Allievi dell'Uc Valle di Cembra – Ha sempre subìto il gruppo e il gomito a gomito è sempre stato il suo tallone d'Achille, anche perché come carattere è un ragazzo buono, per nulla arrogante e poco aggressivo. In salita ha sempre reso meglio perché quel problema non c'è e quest'anno, inoltre, è migliorato molto in discesa». Talento, allenamento, predisposizione? Quali sono le armi di Conci? «In salita va più forte degli altri ed ha un buon fondo – continua il papà-diesse Michele – favorito anche dal fisico (1,82 metri per 58 chili). Ha sicuramente del talento e una predisposizione, ma è anche molto intelligente. Sa che alimentazione e peso sono importanti e, pur non privandosi di nulla, ci fa attenzione». «Sono fortunato – aggiunge Nicola sorridendo – perché fin da piccolo mi è sempre piaciuta la pasta in bianco... Comunque non mi faccio mancare nulla. Magari evito certi cibi a certi orari. Un mangione non lo sono mai stato».

A gennaio, la scommessa tra padre e figlio: 14 vittorie possibili secondo il padre. «Prendendo le classifiche dello scorso anno e togliendo gli atleti classe 1996, risultava che Nicola avrebbe vinto 14 gare – spiega Michele – Dopo che lo scorso anno, dopo 50 km di fuga, è riuscito ancora a lottare con i migliori alla Coppa d'Oro e a piazzarsi ottavo, vedevo la vittoria come una cosa possibile. Il miglioramento in discesa ha fatto il resto».

La carriera sportiva di Nicola, come quella di molti suoi colleghi, si era aperta con il calcio (fino a 11 anni con l'Oltrefersina) e lo sci alpino, nelle fila dello Sci Club Levico. Poi la bicicletta... «Papà usciva tutti i giorni – spiega Nicola – Un giorno mi ha vestito con i pantaloncini e la maglietta più stretta che avevo e siamo andati a fare un giro in mtb. Poi papà mi ha chiesto se volevo provare e... così è stato».

Oltre a correre, Nicola coltiva anche la passione della musica. «Mi piace suonare la chitarra. Le canzoni che mi piacciono le cerco su youtube e le provo. La mia canzone preferita? Wish you were here dei Pink Floyd e Voodoo Chile di Hendrix».

La squadra del cuore?

«Non mi piace il calcio – replica Nicola – Sarò banale, ma girano troppi soldi e non mi va di guardarlo».

Bravo in sella e bravo anche a scuola.

«Frequento il liceo scientifico delle scienze applicate. Cerco di impegnarmi molto a scuola per avere più tempo a casa. Le mie materie preferite? Scienze, inglese e matematica».

Il sogno di bambino?

«Ora che vado in bicicletta c'è anche quello di fare il corridore, ma si vedrà – risponde Nicola – Le valutazioni da fare sono tante. L'altro mio grande sogno è quello di fare il medico sportivo. Mi piace lo sport e lo ritengo importante. Sarebbe un bel lavoro, anche se so che sarà un traguardo difficile da tagliare».

Tornando al ciclismo, cosa ha pensato Nicola lunedì mattina appena alzato?

«Ho ripensato all'emozione provata sul rettilineo d'arrivo, tra gli applausi e le grida del pubblico, un ricordo che poterò sempre con me, comunque vada la mia carriera ciclistica. Poi sono corso in edicola a comprare i giornali, proprio per rivivere quella splendida giornata attraverso il racconto di chi la gara l'ha seguita».

I tuoi beniamini?

«Da piccolo erano i fratelli Schleck, ora mi piace Esjedal – racconta Nicola – Le vicende di doping? Ne parlo spesso con mio papà e se è vero che da una parte c'è il sogno di fare il corridore, dall'altra è giusto sapere la verità, per non trovarsi con dei sogni infranti. Intanto vivo il ciclismo come una passione. Quando sarà il momento di fare una scelta, di vedrà».

Il nuovo sogno?

«Il Giro della Lunigiana JUuniores».

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