TRENTO. Perdere una finale fa sempre, inevitabilmente, male. Se poi arriva per soli due palloni, quando eri anche avanti 2-0 allora la botta, a caldo, è ancora più dolorosa. A mente fredda, passata qualche ora e smaltita la delusione, è il presidente della Diatec Trentino, Diego Mosna, a guardare il bicchiere mezzo pieno. «Noi siamo felici per quello che è stato un argento inaspettato – dice il numero uno di via Trener – se guardiamo solamente alla finale è mancato davvero pochissimo, ma è impossibile chiedere di più ad una squadra che gioca da mesi ormai ogni tre giorni, martoriata dagli infortuni, contro un team che, invece, ha sospeso i propri impegni in patria avendo così alcune settimane solo per preparare queste due partite. Siamo andati vicini a compiere un’impresa quasi titanica, fra i due sestetti c’è stata poca differenza ma alla fine si ricorderà solamente della vittoria e non di come è arrivata».
Quale aspetto di questa cavalcata l’ha impressionata di più?
Il fatto di non avere mai timore di nessun avversario e di aver sempre giocato da vera squadra. Uno dei grandi meriti di Stoytchev è la capacità di evidenziare le qualità individuali dei singoli ma di farli poi giocare come una squadra. Kazan ha più individualità di noi, Leon è un giocatore inarrestabile, basta dargli una palla semplice e poi ci pensava lui. Anche noi, qualche anno fa, avevamo i vari Juantorena o Kaziyski ad esempio che potevano risolvere un set con un turno al servizio, adesso le giovani stelle sono ragazzi come Leon.
Teme contraccolpi psicologici da questa sconfitta verso gara-3 di giovedì?
No, a livello psicologico non penso proprio. Se non, anzi, avere ancora più voglia di rivalsa, di far vedere il proprio valore. Chiaro che, invece, a livello fisico sarà più complicato smaltire la stanchezza di questa trasferta polacca con due gare in due giorni e prepararsi nuovamente a giocare contro una squadra del valore assoluto di Modena. Il tempo è poco, ma confido sempre nelle doti che sappiamo tirare fuori nel momento del bisogno. L’obiettivo è tornare a giocare al PalaTrento e portare la serie poi a gara-5.
La Champions per la Trentino Volley intesa come società è sempre stato un obiettivo primario.
E’ l’obiettivo numero uno della stagione. Prima accedere alla final four e poi giocarsi il titolo continentale in finale. Perché credo che vincere o arrivare a questo punto di una Coppa europea tanto prestigiosa abbia una valenza anche maggiore della vittoria di un campionato nazionale. Ma questa è solo la mia opinione personale.
Se, più avanti, dovesse arrivare la wild card per partecipare al Mondiale per Club in programma in autunno in virtù di questo secondo posto europeo?
Non sappiamo ancora con esattezza i calendari della prossima stagione o se ci sarà o meno questa possibilità. Vedremo più avanti, certo che se ve ne fosse la possibilità noi saremo molto felici di prendere parte di nuovo a questa manifestazione.
C’è però anche la possibile combinazione della finale scudetto Perugia-Modena che vi vedrebbe nella prossima stagione impegnati non più in Champions bensì in Coppa Cev: sarebbe un problema per la società ed in che modo?
La Cev è sempre una coppa molto importante, il secondo trofeo per club continentale. A me basta non fare la Challenge Cup. Non essere in Champions non avrà pesanti risvolti a livello economico o di visibilità dei nostri sponsor.
Il fatto di aver conquistato questo secondo posto con una squadra dall’età media molto bassa vuol dire che per il futuro si ripartirà dalla base di questo gruppo?
Esatto, ma questo rientrava già nel programma triennale che avevamo lanciato. Partiamo da una base giovane e con una stagione di maturità in più a questi livelli, costruiremo un percorso nel quale cercare di compiere quella crescita auspicata al lancio di questo progetto. Anche se questa crescita sta arrivando fin troppo velocemente, la Trentino Volley 2.0 è esplosa fin dall'inizio viste le finali di Coppa Italia e di Champions. Adesso si tratta di proseguire in questa direzione con pochi cambiamenti. Come sempre dipenderà dalle risorse a disposizione, non faremo mai il passo più lungo della gamba.