TRENTO. Quattordici anni nella Can 5, l’esordio in serie B nel 2002 a Sondrio, poi la “scalata” alle categoria con il debutto A1 nel 2006. Nel 2011 diventa internazionale e l’anno successivo dirige la finale per il terzo e quarto posto all’Europeo in Belgio e la finalissima di Uefa Futsal Cup. A marzo 2015 viene nominato miglior direttore di gara del mondo e, tre giorni fa, ha fischiato da “arbitro 1” nella finalissima del Campionato Europeo tra Spagna e Russia. In poche parole: Alessandro Malfer da Rovereto, 41 anni e da una “vita” arbitro di calcio a 5. Il numero uno del pianeta e l’orgoglio di tutto il movimento italiano: «È stata un’esperienza eccezionale - racconta Malfer -, impreziosita dalla doppia possibilità che mi è stata offerta: ho diretto la prima gara dell’Europeo, quella tra Serbia e Slovenia, e la finale tra Spagna e Russia. Nel mezzo ho arbitrato un’altra bella partita, quella tra Spagna e Ucraina, e dunque non posso che essere contento».
Tre partite dirette e altrettante prestazioni perfette. Insomma, meglio di così non poteva andare.
«Sono molto soddisfatto, questo sì, ma ci tengo a sottolineare che il comportamento dei calciatori nel corso della manifestazione è stato esemplare: se in campo regna il fair play, come stato in tutte le gare, l’operato dei direttori di gara è molto facilitato».
La domanda sorge spontanea: come ci si prepara ad un appuntamento così importante?
Allenandosi molto nel corso della stagione, almeno tre volte a settimana e poi ci sono i raduni e i corsi, durante i quali visioniamo tantissimi filmati, sfruttando al meglio i supporti tecnologici. Quando arriva la manifestazione si continua a lavorare sodo: allenamento mattutino per tutti, con programmi differenziati per ogni direttore di gara, poi meeting video nel corso del quale si analizzano le gare della giornata precedente.
Sinceramente: quando ha iniziato ad arbitrare a livello nazionale pensava o sperava di arrivare così in alto?
«Assolutamente no. Personalmente ho sempre vissuto questa passione senza pormi obiettivi a lunga scadenza. All’inizio di ogni stagione metto un piccolo sogno nel mio personalissimo “cassetto” e vado avanti per la mia strada. E, credetemi, cerco di vivere allo stesso modo tutte le partite, indipendentemente dal contesto e dalla categoria. Con grande serenità».
In autunno ci sono i Mondiali in Colombia. Malfer ha già “prenotato” un posto?
«Assolutamente no. La speranza c’è, ma prima ci sono tanti appuntamenti e, soprattutto, dovrò dimostrare di essere all’altezza. Quindi testa bassa e lavorare. Con serenità e umiltà».