La maledizione dei trentini Eliminato anche Chesani
Mondiali di atletica. Il saltatore parte subito male e poi fallisce tre volte a 2,29 «La condizione c’era, ma qualcosa ho sbagliato: i grandi eventi sono un tabù»
TRENTO. Un errore di troppo in apertura di gara e addio finale. Prosegue l'ecatombe degli atleti azzurri trentini ai Mondiali di Mosca. Eliminati nei giorni scorsi Benedetti e Floriani, ieri ha fatto le valigie anzitempo pure Silvano Chesani, estromesso dalla finale del salto in alto. Una finale che era alla sua portata, ma il saltatore di Bosentino ha pagato a carissimo prezzo l'errore al primo salto in assoluto, alla misura d'entrata con l'asticella posta a 2.17, e quello a 2.26 prima di fallire per tre volte i 2.29.
Torna a casa così anche il terzo dei quattro atleti trentini presenti in Russia e ora rimane solo Marco Lorenzi. Davvero una disdetta perché, se superato al primo tentativo il 2.26, con ogni probabilità avremmo rivisto in gara domani il venticinquenne trentino. Invece si commenta un'altra amara eliminazione. L'orario mattutino ha complicato le cose un po' a tutti, al punto che soltanto sette atleti – tra cui tutti i big – sono riusciti a saltare 2.29 (qualificazione diretta a 2.31), quota già più volte valicata da Chesani che ha un personale poco più sopra di 2.33. A quel punto rimanevano da stabilire gli altri quattro atleti della finale, il regolamento premia chi commette meno errori, e Chesani ha chiuso in 16esima posizione dicendo ancora una volta addio a una finale intercontinentale. Le motivazioni di questa debacle sono da ricercare un po' nella sfortuna – il secondo tentativo a quota 2.29 era davvero molto bello – un po' proprio nella poca abitudine al gareggiare alle 10 del mattino quando la maggior parte dei meeting italiani e non si svolge in orari pomeridiani o serali. Il resto l'ha fatto quell'erroraccio al primo salto, dovuto forse a una concentrazione ancora non ottimale che ha segnato la gara di Chesani e di fatto ne ha decretato l'eliminazione.
«Per andare in finale – ha spiegato un contrariato Chesani a fine gara – serviva fare tutto al primo tentativo, invece io ho subito complicato le cose con quell'errore iniziale a 2,17. Anche 2,26 l'ho fatto al secondo salto. Prima di scendere in pedana avevo la consapevolezza di superare almeno 2,29 o 2,31, i tre salti a 2.29 erano tutti molto belli, ma se l'asticella è sempre caduta e non sono in finale sicuramente avrò sbagliato qualcosa. La condizione fisica c'era, ma mi mancava di sentire bene lo stacco e forse devo migliorare nell'arco dorsale. Tutto sommato la mia stagione rimane comunque positiva, così come rimane la maledizione dell'ingresso in finale nelle competizioni che più contano. Peccato, ricomincerò pensando e vediamo di riuscire a interrompere al più presto questa maledizione perché la finale è alla mia portata».
Con la speranza di riuscire nell'intento già agli Europei di Zurigo del prossimo anno.
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