Calcio Serie D

Il “vecchio” Zomer esordisce a 38 anni

Il portiere del Levico: «Che emozione al Penzo, ma ero pronto»


di Daniele Loss


TRENTO. Ci si può ancora emozionare a 38 anni per l’esordio stagionale dopo anni e anni passati tra serie A, serie B e Lega Pro? La risposta di Davide Zomer è semplice: sì. Domenica sull’isola di Sant’Elena il Levico Terme ha scritto un’altra pagina della sua storia. Anzi, forse addirittura un capitolo, perché capita una volta nella carriera di giocare al “Penzo” contro il Venezia e uscire dal campo con un risultato positivo e i complimenti degli avversari. Non di tutti, a dire la verità, perché in Laguna qualcuno (e non si parla solamente dei tifosi) è rimasto delusissimo dal pareggio ottenuto contro la squadra di Melone, che ha avuto il gran merito d’inculcare nella testa dei suoi giocatori un pensiero: si gioca sempre e comunque per vincere, indipendentemente dal contesto e dal nome dell'avversario.

Domenica Melone ha cambiato modulo (passando dal “4-3-3” al “4-2-3-1”) e interpreti: sabato ha fatto pretattica e poi ha stupito tutti, inserendo Zomer tra i pali al posto del giovane Nervo e sulla destra si è affidato a Xausa, che è molto più terzino che esterno alto. Ecco: sul pareggio del “Penzo” ci sono anche le “manone” di Davide Zomer che, dopo due mesi passati in panchina, ha ritrovato la maglia numero uno e quella porta che tanto gli mancava.

«Stare in panchina – esordisce il portiere roveretano – non piace nessuno e questo non lo dico da portiere, ma da giocatore. Se un calciatore è contento di non scendere in campo allora è meglio che cambi sport. Però ci sono i ruoli e bisogna rispettarli: l’allenatore (che, tra l'altro, ha fatto il portiere per tanti tanti anni, ndr) fa le scelte, noi giocatori dobbiamo solamente allenarci sempre al massimo e farci trovare pronti quando e se chiamati in causa. Io non ho mai pensato a cosa sarebbe accaduto la domenica: ho cercatosempre di fare il mio durante la settimana come se avessi dovuto scendere in campo».

Quando ha saputo che avrebbe giocato titolare?

«Domenica, quando è stata comunicata la formazione. Avevo intuito qualcosa in settimana visto che il mister aveva provato una formazione con quattro under di movimento, ma la certezza l’ho avuta solamente prima della partita. Ero pronto e poi è andata bene».

Da uno a dieci: a 38 anni e dopo una lunga carriera in giro per l'Italia quanto si diverte ancora a giocare a calcio?

«Dieci, altrimenti avrei già appeso i guantoni al chiodo. Non so ancora per quanti anni durerà, ma sicuramente sino a quando il fisico reggerà e le motivazioni saranno massimali non mollerò».

A Levico va tutto bene.

«Assolutamente sì. Quindici punti in undici giornate sono un gran bel bottino, soprattutto per una neopromossa, ed è la testimonianza che siamo un gruppo formato da buoni giocatori e uomini veri. La società è seria, organizzata e i dirigenti si fanno in quattro per non farci mancare nulla. Senza dubbio: qui si può far calcio in maniera seria e professionale».

L'esperienza di Mezzocorona è un lontano ricordo?

«La prima stagione è stata positiva, mentre l’anno scorso è stato un vero e proprio travaglio. Dal primo all'ultimo giorno».

E adesso: tornerà Nervo o toccherà ancora a Zomer?

«Deciderà il mister – se la ride – Una cosa è certa: io sono pronto».

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