Il Fiemme retrocesso dà il buon esempio
Comano condannato allo spareggio. Consigliere: «Qui si gioca per la pizza, abbiamo fatto solo il nostro dovere»
TRENTO. Già retrocesso in Prima Categoria ma chiamato ad onorare la maglia per l’ultima volta in questa sfortunata stagione, domenica il Fiemme ha dato il buon esempio. Giocando semplicemente un’onesta partita. E questo è quello che conta, in un mondo del calcio intossicato dalle malefatte di “40-50 sfigati”, come li ha chiamati il ct azzurro Cesare Prandelli, ma anche dai pessimi esempi di chi ha addosso gli occhi di milioni di giovani ma, come se nulla fosse, rivendica il presunto diritto - suo e della sua categoria - di aggiustare risultati e scommettere milionate sulle prestazioni di qualche suo collega...
Intendiamoci, il Fiemme ha fatto semplicemente il suo dovere. La vittoria della squadra di Giuliano Piccoli è finita sotto i riflettori perché ha “condannato” il Comano Terme - che già pregustava il salto in Eccellenza - allo spareggio con il Levico Terme. Il giorno dopo, a Cavalese, nemmeno Bonelli (autore del gol dell’1 a 0 al 51esimo) e il portiere Delladio (che ha parato un rigore al bomber giudicariese Masé) accettano l’appellativo di eroi. Ma il loro eroismo sta appunto nella assoluta normalità del loro comportamento, in un panorama sempre più desolante, tanto a livello nazionale quanto alle nostre latitudini (le pastette, quest’anno, non sono mancate nemmeno in casa nostra).
«Abbiamo fatto solamente il nostro dovere - spiega il responsabile dell’area tecnica del A.C. Fiemme, Luca Consigliere -. La squadra non ha mai mollato, il Comano è arrivato a Cavalese un po’ sulle gambe e non ha saputo sfruttare le occasioni che gli si sono presentate. A noi non nessuno ha mai regalato niente e noi facciamo altrettanto».
Ma l’ambiente è così intossicato, anche in Trentino, che le malelingue hanno pensato subito ad “premio a vincere” offerto al Fiemme dal Levico Terme. «E’ una sciocchezza - prosegue Consigliere -. Con il Levico abbiamo gli stessi rapporti che abbiamo con tutte le altre società. Anzi, l’unica squadra con la quale abbiamo avuto da ridire, in occasione di una partita, è stata proprio quella termale: hanno vinto largamente, ma si sono dimostrati un po’ troppo supponenti».
A rendere ancora più costruttivo l’esempio sportivo dell’A.C. Fiemme c’è poi una circostanza non trascurabile: a Cavalese i giocatori non percepiscono il becco di un quattrino: giocano per... tre pizze. «Paghiamo solo l’allenatore, sulla base delle tabelle federali - spiega ancora Consigliere -. Le pizze magari sono anche un po’ più di tre, le offriamo ai ragazzi dopo una vittoria particolare o al ritorno da una trasferta, per la voglia di stare assieme».
No rimborso spese, no party: i calciatori migliori della valle giocano altrove e l’A.C. Fiemme retrocede. Ma a Cavalese non fanno drammi. «Chi vuole andare a giocare altrove vada - conclude Consigliere -, noi puntiamo sui ragazzi del vivaio. La retrocessione? Se avessimo giocato l’andata come abbiamo giocato il ritorno, non sarebbe successo».
Schiena dritta, i fiammazzi!
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