Etica e sport, a Fondo la lezione di don Ciotti
Nel corso della serata anche le testimonianze di Rigitano, Fedel e Torgler
FONDO. Qual è l'immagine che lo sport offre di sé nelle nostra epoca, quali sono le distorsioni più pericolose e quali le declinazioni più virtuose di questa attività umana così importante nella società contemporanea? A un mese dalla 43esima edizione de La Ciaspolada, il comitato organizzatore della manifestazione ha voluto dare vita ad una tavola rotonda dedicata questo tema, portato nitidamente alla ribalta dalle notizie di questi giorni, che dovrebbe stare molto a cuore a chi si preoccupa di costruire una società solidale e coesa. Ieri sera, al Palanaunia di Fondo, quattro figure portatori di esperienze diverse, ma egualmente significative per contribuire ad un dibattito di questo tipo, si sono confrontate, incalzate da un moderatore di eccezione come Toni Mira, su questi temi, portando tanti esempi positivi di promozione della persona veicolati dallo sport, da contrapporre all'altra faccia della medaglia, rappresentata dalla ricerca ossessiva del successo ad ogni costo, che ritroviamo nelle competizioni rappresentate e incensate dai mezzi di comunicazione di massa.
La parte del leone, come ci si poteva attendere, l'ha interpretata don Luigi Ciotti, il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, che ha attaccato, lancia in resta, il depauperamento dei valori originari dello sport, causato principalmente dai fortissimi interessi economici che ruotano oggi intorno all'attività di alto livello. «Hanno vinto l'individualismo e la pulsione a cercare il successo ad ogni costo, che inducono a barare al gioco per raggiungere il risultato desiderato» ha affermato dopo che Toni Mira aveva ricordato i due grossi scandali che hanno occupato le pagine dei giornali in questi giorni, ovvero quello legato al diffuso e conclamato ricorso alla corruzione per acquisire i grandi eventi (Mondiali e Olimpiadi), e quello rappresentato dal sistematico impiego di sostanze dopanti da parte di tanti atleti azzurri.
«Il doping colpisce la società e lo sport quattro volte – ha ricordato don Cotti, seguito come un'ombra dalla sua scorta anche a Fondo – perché altera i valori in campo, mette in pericolo la salute, sostiene un mercato criminale e alimenta un sistema di valori perverso. L'antidoto consiste nel trasmettere ai giovani valori diversi, come avevano cercato di fare don Pino Puglisi e don Giuseppe Diana, assassinati dalla mafia (nel 1993 e nel 1994), i quali grazie al gioco erano riusciti a costruire straordinarie palestre educative». Lo stesso concetto di sport che, nel suo piccolo, anche La Ciaspolada cerca di promuovere: «Mi hanno toccato il cuore le immagini dell'edizione passata di questa manifestazione, nelle quali ho scorto i volti felici dei profughi ospitati in Val di Non, ai quali era stata data la possibilità di indossare le racchette da neve e correre per la prima volta nella loro vita sulla neve».
Poi la serata ha aperto una finestra sulle opportunità di riscatto che l'attività fisica offre a chi fa i conti con la disabilità. Dopo la proiezione del filmato dedicato al maestro di sci, paraplegico, Mauro Bernardi, che non ha potuto rispondere all'invito a causa di un'indisposizione, la parola è passata a Giovanni Fedel, alpinista nonostante la cecità. Due esempi di riscatto personale e sociale conquistato attraverso lo sport. «Nel mio caso l'attività in montagna è stata cruciale – ha raccontato Fedel – per superare il trauma, per trovare amici veri, per imparare ad usare gli altri sensi si cui siamo dotati, grazie ai quali si possono vedere un sacco di cose».
Giorgio Torgler, presidente del Coni trentino, ha avvalorato le tesi degli altri relatori, leggendo alcune parti dello statuto fondativo dell'ente che rappresenta, una sorta di carta dei valori, ribadendo quanto troppo spesso rimanga lettera morta. «Oggi a 13 anni i ragazzi vengono già giudicati, - ha affermato - e quindi scartati o promossi, in base alle loro prestazioni, quando invece dovrebbero essere nella fase in cui cominciano ad affacciarsi al mondo delle competizioni, lì cominciano i problemi di cui stiamo discutendo».
Molto attesa era,infine, la testimonianza di Francesco Rigitano, fondatore della Scuola etica e libera di educazione allo sport di Gioiosa Ionica, un uomo in prima linea nel sottrarre i giovani calabresi alle dinamiche sociali che portano molti di loro a prendere strade sbagliate. «Lo sport nella nostra comunità è un veicolo chiave per trasmettere determinati lavori – ha spiegato – ma viene sempre accompagnato da lezioni di legalità. Il nostro compito è sottrarre i bambini dalle strade e portarli nelle aule, spiegando loro che il miraggio di ottenere tutto e subito, prospettato dalla Ndrangheta, è fuorviante. La vera difficoltà non è trovare i fondi per sostenere la nostra attività sui campi di gioco, ma trovare soldi puliti, perché la criminalità ha tutto l'interesse a mostrare un volto generoso per costruirsi un'immagine di facciata, ma noi quei fondi li rifiutiamo».
Al termine della serata il presidente del comitato organizzatore della Ciaspolada Gianni Holzknecht ha omaggiato don Luigi Ciotti di un paio di ciaspole, diventate per una sera icona di uno sport pulito.