Giro d'Italia

Così Matteo ha beffato Moreno

Trentin: «Sono rimasto più coperto possibile, lui è veloce». Moser: «Avevo perso l’auricolare»


di Luca Franchini


PINEROLO (TORINO). Le braccia al cielo di Matteo Trentin, i pugni sul manubrio di Moreno Moser. L’intelligenza tattica del borghigiano e della Etixx-Quick Step, un pizzico d’ingenuità del cembrano. Gioie e dolori per il Trentino del pedale, che può comunque brindare a una storica doppietta al Giro d’Italia. Primo e secondo, vincitore e vinto: a Trentin l’onore, a Moser il merito di aver infiammato la tappa.

Matteo lo aveva dichiarato all’arrivo della Bressanone-Andalo di martedì «la Muggiò-Pinerolo potrebbe fare al caso mio». Detto, fatto. Il borghigiano della Etixx-Quick Step aggiunge un’altra perla nel proprio palmares, un successo di tappa al Giro d’Italia che va ad aggiungersi ai due già conquistati al Tour de France. Trentin ha giocato al gatto con il topo nei metri conclusivi, rimanendo coperto fino ai 300 metri, per poi liberare i cavalli del proprio pregiato motore e sverniciare il cembrano. Quasi incredulo.

«Quando ho capito che ce l’avrei potuta fare? A 300 metri dall’arrivo – commenta Trentin – quando ho saltato Brambilla prima e Moser poi. Questa vittoria è di squadra: eravamo in fuga in due, un velocista e uno scalatore. Io avrei dovuto anticipare in salita, ma Navardauskas ha fatto ottima guardia. Brambilla ha seguito giustamente Moreno, il più in forma del gruppetto dei fuggitivi. Io ho cercato di difendermi, cercando di non saltare. Quando in cima alla salita mi hanno detto che avevo 35” di ritardo, mi sono lanciato a tutta in discesa».

Da lì all'arrivo si è compiuto il capolavoro del valsuganotto. «Ho preso Arndt e Rovny e ho lasciato tirare loro, per poi giocarmi tutto sull’ultimo “muro” – aggiunge Trentin – Modolo ha provato a scattare ma, a metà salita, lo ho visto appesantito e sono partito io. A 100 metri dallo scollinamento mi usciva l’acido lattico anche da quei pochi capelli che mi sono rimasti». Poi via all’inseguimento di Brambilla e Moser. «All’ultimo chilometro ho visto che non erano poi così distanti – continua il borghigiano – Ho cercato di rimanere il più nascosto possibile, per non far vedere che ero lì, sapendo che Brambilla non avrebbe tirato e che Moser avrebbe esitato. Moreno è veloce, non è l’ultimo arrivato. Quindi ho aspettato fino all’ultimo e... è andata bene».

«Moser avrebbe meritato la vittoria per quello che ha fatto in corsa, con Brambilla se le è date di santa ragione – analizza il c.t. della Nazionale Cassani – ma Trentin si è confermato il corridore che conosciamo: un ragazzo che sa essere d’aiuto alla squadra e anche vincere».

Non ha vinto Moser, dopo una tappa da assoluto protagonista. «Avevo perso l’auricolare, altrimenti il mio direttore sportivo mi avrebbe informato dell’arrivo di Trentin – spiega Moser – Non pensavo che Matteo fosse così vicino. Brambilla non tirava, ma davvero non me ne sono accorto. È stata una grande beffa». E Brambilla rincara la dose. «Se Moser non ha visto Trentin è perché non si è girato – aggiunge il veneto della Etixx – Ha giocato un po’ troppo e alla fine ha perso».

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