Via libera a sci di fondo e ciaspole per salvare la stagione invernale
L’obiettivo è aggirare il decreto. L’appello di Failoni ai turisti: «Si può venire in Trentino prima del 21 dicembre e prenotare in appartamenti, alberghi o seconde case. Le discipline nordiche sono tutte praticabili e anche le gite sulle neve. Le Apt organizzeranno eventi»
TRENTO. Lo sci alpino è bloccato per decreto? La Provincia dà il via libera a fondo, ciaspole e sci alpinismo. Il Trentino fa di necessità virtù, come spiega l’assessore al turismo Roberto Failoni, e cerca di spingere queste discipline alla ricerca di nuove opportunità per un settore che altrimenti rischia di soffocare: «Fondo, scialpinismo e ciaspole saranno praticabili. Tutti gli ambiti sono al lavoro per presentare nuove opportunità perché entro il 20 dicembre arriveranno molti turisti sia nelle seconde case, ma anche in appartamenti in affitto o in albergo».
Così, dopo anni in cui lo sci alpino sembrava l’unica strada percorribile dello sviluppo turistico, il Trentino scopre le discipline soft, quelle che fanno vivere la montagna senza grandi impianti di risalita e con un basso impatto ambientale. Per la svolta c’è voluto il famigerato Dpcm del 3 dicembre che alla lettera “oo” dell’articolo 1 recita: «Sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici». Il presidente Fugatti ieri pomeriggio ha firmato l’ordinanza che recepisce il dpcm in Trentino e il provvedimento prevede esplicitamente la possibilità di praticare gli sport invernali in forma individuale.
Il dpcm vieta gli spostamenti tra regioni dal 21 dicembre, ma non vieta il rientro al luogo di residenza dopo questa data. Così adesso parte la gara a invitare i turisti ad arrivare prima che scatti il divieto, come spiega Failoni: «Gli spostamenti tra regioni sono consentiti fino al 20 dicembre compreso. Quindi i turisti possono arrivare in Trentino, fermarsi quanto vogliono e tornare al loro domicilio quando ritengono, visto che il rientro nel luogo di residenza è sempre consentito. C’è anche un hotel di lusso in Alto Adige che si fa pubblicità in maniera esplicita spiegando come si può aggirare il decreto. Noi, dal canto nostro, abbiamo fatto una riunione con tutti i direttori e i presidenti delle Apt invitandoli a organizzare eventi e a valorizzare le nuove opportunità fornite dal decreto. Non si potrà fare sci alpino, ma la montagna offre molto altro ed è venuto il momento di sfruttare appieno tutte le potenzialità del nostro territorio».
Ieri per tutta la giornata si sono tenute riunioni su riunioni per cercare di capire cosa volesse dire il termine «impianti». Il timore era che si riferisse anche alle piste di sci di fondo. Ma, dopo un lungo confronto, ieri pomeriggio, la Provincia ha deciso che per impianti si intende solo quelli di risalita, quindi gli sci stretti si possono rispolverare. Del resto in alcune località del Trentino, come al San Pellegrino e in val di Fassa, gli appassionati già sciano di fondo da almeno una decina di giorni.
Il direttore della scuola delle Viote Nicola Fruner non vede l’ora: «Aspettiamo le indicazioni della Provincia, ma siamo pronti a partire, altrove già sciano da giorni». Si potranno fare anche gite scialpinistiche e con le ciaspole, ma attenzione a non farle nelle piste da sci alpino, come spiega l’amministratore delegato di Trento Funivie Fulvio Rigotti: «Le nostre piste adesso sono un cantiere e la stazione sciistica è chiusa. Scendere può essere pericoloso».
Intanto la politica si muove: i consiglieri provinciali Pietro De Godenz, Luca Guglielmi, Vanessa Masè, Ivano Job e Gianluca Cavada hanno presentato un ordine del giorno per impegnare al giunta a chiedere al governo ristori almeno del 30% per tutti gli operatori turistici e dell’indotto danneggiati dalle chiusure.