È la vecchia pista sul Cornetto la “Marmolada” dei lagarini
Sono centinaia gli appassionati che in questi giorni salgono la montagna di Folgaria con sci e pelli di foca. Sfruttando il pendio rimasto inutilizzato ormai da 30 anni per “aggirare” i divieti da pandemia
FOLGARIA. Gli sciatori ci sono eccome, a folgaria, solo che non hanno bisogno di seggiovie e piste lisce, basta loro un paio di pelli di foca e uno zaino. E' il Cornetto: montagna "sopravvissuta" all'espansione sciistica e degli impianti e che in questi giorni attrae decine e decine di appassionati di scialpinismo, nonché ciaspolatori e appassionati in genere della montagna più "libera".
Già venerdì - ed era un giorno feriale, e con un tempo non proprio perfetto - erano davvero tante le persone che salivano alla cima che sovrasta l'abitato di Folgaria; il parcheggio in località Costa era quasi colmo alle 10 di mattina e l'andirivieni è proseguito per tutta la giornata.
Il Cornetto, va precisato, è una delle rarissime montagne che d'inverno (quando c'è neve) garantisce quasi sempre condizioni sicure del manto nevoso e al tempo stesso permette una discesa su neve continua e divertente. Il percorso è chiaro ma nemmeno si ha a che fare con delle piste, dove magari si deve venire a patti con gli orari dei gattisti al lavoro per la battitura. E' facile prevedere che nel weekend molte più persone saliranno su questa montagna: probabilmente non si vedranno le folle viste in ottobre in Marmolada, ma sicuramente non si sarà soli.
Venerdì, nonostante il freddo e le nuvole che a volte oscuravano la cima, salivano alpinisti esperti in modo veloce, per un allenamento; ciaspolatori; appassionati con lo snowboard; gruppi di scialpinisti in uscita infrasettimanale; solitari o in compagnia, e di tutte le età. Molte anche le persone giunte a Folgaria da fuori regione; in salita anche diversi appassionati provenienti dal vicino Veneto.
Lo spazio è tanto e il distanziamento non è un problema (anzi, alcuni salivano anche con la mascherina indossata). L'unica cosa difficile da fare era trovare dei metri quadrati di neve intonsa. Le tracce presenti e il livello di "battitura" del percorso in salita fanno capire che è già salita tantissima gente, in alcuni punti il continuo passaggio di scialpinisti ha fatto l'equivalente del lavoro del gatto delle nevi.
A rendere il cornetto così ghiotto per gli scialpinisti è il fatto che si sale lungo delle piste da sci dismesse ormai da trent'anni; l'esposizione netta a sud della montagna non giocò a favore. Anni fa vi furono ripetute richieste e pressioni per costruire anche qui gli impianti, come si stava facendo in altri luoghi dell'altopiano, ma non ottennero risultati, si preferiva concentrarsi intanto sull'espansione verso est dell'area sciistica. Quest'anno, a causa della pandemia (per di più con la "beffa" di un innevamento che non si vedeva da anni) quelle piste sono vuote e gli impianti fermi, mentre invece questa pista dismessa attrae centinaia di sciatori, che non hanno bisogno delle file agli skilift o della neve preparata e tirata, ma a cui basta solo un po' di libertà, quella cosa che ora, reduci da lockdown e regioni colorate, abbiamo scoperto essere davvero preziosa.