“Generazione Z”: pandemia più dura per le ragazze, in crescita la xenofobia
Lo studio effettuato su un campione significativo di studenti trentini: quasi mille (foto repertorio Ansa)
TRENTO. L'età gioca un ruolo importante nella capacità di leggere e affrontare il fenomeno pandemia: gli adolescenti più piccoli (fino a 15 anni) sembrano avere meno strumenti per farvi fronte in maniera critica, ad esempio riportano più elevati livelli di xenofobia.
Inoltre percepiscono in maniera più frequente di quelli più grandi un peggioramento nelle relazioni con gli amici e con il vicinato, e fanno maggior utilizzo di videogiochi. D'altra parte, gli adolescenti più grandi (dai 16 anni) soffrono maggiormente per tutto ciò che attiene alla sfera della sperimentazione al di fuori del contesto familiare: percepiscono, ad esempio, peggiorata la qualità del loro tempo libero e soffrono della mancanza di libertà in generale. Sono anche maggiormente in difficoltà a motivare se stessi a studiare.
È uno dei passaggi contenuti nelle conclusioni dell'indagine realizzata da Iprase su "Generazione Z". "Per quanto concerne le differenti tipologie scolastiche - si legge - gli studenti dei licei sembrano quelli maggiormente preoccupati, non solo rispetto alla sfera della performance scolastica (peggioramento della concentrazione, della qualità dello studio, fatica ad automotivarsi, ecc.), ma in generale del tempo libero, e riportano medie più elevate al pericolo della pandemia e dalla paura di essere contagiati, sebbene non si arrivi a livelli di sintomatologia legata al trauma.
Quest'ultimo aspetto invece è lievemente più presente, in media, negli studenti degli istituti professionali. Sempre questi ultimi sembrano maggiormente in difficoltà su problemi materiali (con Internet, di accesso ai materiali di studio, rispetto al luogo dove studiare, ecc.). È interessante mettere l'accento sulla preoccupazione degli studenti degli istituti professionali circa lo stato economico della propria famiglia. Gli studenti degli istituti tecnici si collocano generalmente in una posizione intermedia tra le due differenti tipologie per tutti i costrutti indagati".
Le femmine soffrono la pandemia più dei maschi.
Un’altra delle conclusioni è che ci sono importanti "differenze di genere rispetto al modo di vivere e affrontare la pandemia. Le adolescenti sembrano aver avuto generalmente maggiori difficoltà rispetto ai coetanei maschi: sono mediamente più preoccupate, con più elevati livelli di stress, più frequentemente percepiscono dei peggioramenti nelle relazioni sociali e un aumento dei conflitti all'interno della famiglia". È una delle conclusioni dell'indagine su "Generazione Z", giunta alla sua quinta edizione e presentata alla comunità scolastica trentina.
Le femmine dichiarano inoltre di fare più fatica a concentrarsi nello studio, vedono peggiorata la qualità del proprio tempo libero e sentono maggiormente la mancanza della propria vita pre pandemia. Sono anche maggiormente in difficoltà con la Dad e percepiscono meno supporto da parte della famiglia nelle attività didattiche. Forse nel tentativo di compensare le relazioni sociali "dirette" - prosegue l'indagine - utilizzano lo smartphone più dei coetanei maschi (che invece hanno aumentato l'utilizzo dei videogiochi). In generale - conclude l'indagine - gli adolescenti trentini sembrano aver retto maggiormente l'urto della pandemia rispetto ai coetanei delle altre regioni del Nord Italia: sono mediamente meno preoccupati dalla pandemia e dalla paura di essere contagiati, riportano più frequentemente miglioramenti nelle relazioni con gli insegnanti e con i compagni di classe, dichiarano meno frequentemente peggioramenti nella vita quotidiana e percepiscono meno problemi a motivare se stessi allo studio e meno problemi "tecnici" (possibilità di accedere a device, connessione Internet, ecc.) con la Dad.
L’edizione numero 5 del report.
La ricerca, curata da Sara Alfieri e Adriano Mauro Ellena per Iprase, si iscrive nell'ambito della più ampia indagine nazionale promossa dall'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo di Milano. Gli esiti sono frutto dei questionari compilati dagli adolescenti di 13 scuole del Trentino nel periodo compreso tra il 26 marzo e l'1 giugno 2021 e di incontri e focus group dedicati, condotti tra maggio e giugno dello scorso anno.
L’indagine, effettuata su un campione significativo di studenti trentini (quasi mille), ha messo in luce le tante sfide che gli adolescenti trentini hanno dovuto affrontare durante la pandemia, ma anche le tante risorse che sono stati in grado di attivare: capacità di prendersi cura degli altri, di saper rispettare le norme di comportamento e i divieti, di dare il proprio contributo all’interno del contesto familiare e comunitario, sono le risorse che hanno aiutato a fronteggiare al meglio questa difficile sfida della vita.
Nei focus group, dalle testimonianze dei ragazzi emerge “un vissuto di crescita a seguito della pandemia, dovuto ad una maggior riflessione su di sé e sugli altri, stimolata dai lunghi momenti di solitudine trascorsi”. Ciò che colpisce positivamente è il fatto che gli adolescenti hanno affermato di sentirsi più consapevoli di sé stessi, sia in termini di risorse che di limiti, sostenendo inoltre di essere cresciuti mettendo in atto nuove modalità relazionali e di essere più in grado di ascoltare i propri desideri.
Per ciò che concerne le relazioni amicali emerge che “vi è stata una “selezione” delle amicizie vere sulle quali continuare ad investire tempo ed emotività a scapito di quelle occasionali”, mentre nel contesto scolastico le relazioni all’interno delle singole classi hanno avuto traiettorie diverse tra loro, “in alcuni casi si sono indebolite, con la creazione di sottogruppi o la frammentazione del gruppo classe, in altri casi invece si è riusciti a mantenere la coesione di gruppo anche grazie alle piattaforme online”.
Per tutti coloro che intendono approfondire, la ricerca è disponibile in versione integrale sul sito di Iprase all’indirizzo: https://www.iprase.tn.it/pubblicazioni. Il report è suddiviso in tre parti. La prima si pone l’obiettivo di offrire alcuni brevi spunti teorici sull’adolescenza, coniugandoli con le sfide poste dalla pandemia. La seconda parte presenta la metodologia utilizzata e i risultati della parte quantitativa, ovvero condotta attraverso la compilazione di un questionario da parte di quasi mille studenti trentini. Infine, la terza parte riporta i risultati qualitativi dei 4 incontri e focus group.