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Per i giovani medici la formazione passa per l’intelligenza artificiale

Una giornata di confronto all'Università. Giorgini (Ingegneria e Scienze dell'Informazione): "Il futuro è fatto di questo, bisogna che diventi strutturale: collaborazione tra Scienze mediche e Azienda sanitaria"


Serena Torboli


TRENTO. La giunta provinciale lo aveva annunciato due mesi. Ora c’è stato un incontro per avviare uno scambio tra ricercatori dell’Università di Trento e i professionisti dell’APSS sull’applicazione dell’Intelligenza artificiale in medicina. È quello che è avvenuto nei giorni scorsi presso il Centro Interdipartimentale di Scienze Mediche di Trento. Il pomeriggio di lavori si è incentrato su approfondimenti tenuti da esperti in entrambi i settori, proprio con l’obiettivo di avvicinare i due mondi dell’Università e dell’Azienda Sanitaria, e creare sinergie crescenti, nel contesto dell’avvio della nuova facoltà di Medicina. Tre le sessioni di lavoro sui tre ambiti su cui l’Intelligenza Artificiale può essere un rivoluzionaria per la professione medico-sanitaria: formazione, diagnostica e cura. A moderare gli interventi il professor Paolo Giorgini, Direttore del Dipartimento Ingegneria e Scienza dell’Informazione di Trento, e il professor Mattia Barbareschi, dell’Unità Operativa APSS di Anatomia Patologica.

Professor Giorgini, come mai questo evento e come si inquadra nell'ambito dei rapporti tra mondo universitario e mondo sanitario?
L’appuntamento si colloca in una serie di incontri tra Università e APSS, nell'ambito del piano strategico della scuola di medicina, per creare opportune sinergie con il mondo sanitario e clinico: la scuola non va considerata soltanto come dipartimenti di medicina, ma intercetterà anche tutti i dipartimenti che lavorano con l'applicazione di tecnologie, e vogliamo creare questo ed altri eventi per avvicinare il mondo universitario e l’Azienda Sanitaria. Il campo dell’Intelligenza Artificiale è sempre molto stimolante sia per l'APSS che per l'Università, ed è utile confrontarsi. L'introduzione di queste nuove tecnologie ci obbliga a ripartire dall’inizio, dagli studenti di medicina, e ripensare in modo diverso la figura del medico, che dovrà avere anche un bagaglio culturale specifico.

È per questo che come il primo tema avete affrontato la formazione?
Sì, abbiamo parlato delle iniziative che come dipartimento stiamo adottando assieme al CISMed, il nuovo Centro Interdipartimentale di Scienze Mediche e con le nuove scuole di specializzazione. Assieme alla formazione viaggia strettamente il tema delle infrastrutture, perché l'Intelligenza Artificiale va supportata con infrastrutture diverse di quelle attuali, ora orientate più alle attività operative in ambito sanitario che di ricerca. I sistemi all'avanguardia del Trentino non sono già pronti e disponibili per attività di ricerca sul campo e quindi proponiamo i modelli infrastrutturali di calcolo che abbiamo adottato in Università e in dipartimento, per allargare le collaborazioni.

Altro punto su cui verte l’incontro è la diagnostica…
È un tema fondamentale: ci saranno gli interventi da parte degli esperti medici, che parleranno de AI nella diagnostica e dei problemi clinici nei diversi ambiti di specializzazione, e poi gli interventi più tecnici sulle opportunità su tecnologie e soluzioni delle innovazioni dell'Intelligenza Artificiale, e come potrà essere l’attività del futuro.

E in ambito terapeutico?
Un altro aspetto centrale è l’applicazione dell’AI nel campo della terapia, della cura e delle pratiche cliniche. Anche in questi ambiti presenteremo degli ambienti di simulazione che abbiamo realizzato con l'AI che si collocano tra sperimentazione e formazione e danno sicuramente un contributo importante per la ricerca.

Sono questi tre gli ambiti dai quali ci si aspetta maggiore impatto dall’AI in campo medico?
Non solo, si tratta di tecnologie che se utilizzate in maniera adeguata possono portare miglioramenti in modo pervasivo anche nelle pratiche ospedaliere, cliniche, nel lavoro in team. Però c’è un passaggio culturale che va fatto: non si deve temere che l'algoritmo sostitusca il medico. Sarà la figura del medico a cambiare, e per poter utilizzare questi strumenti, deve conoscerli e avere le infrastrutture adeguate. È una grossa opportunità. Molti professionisti a questo tavolo hanno già intrapreso questo percorso: noi vorremmo che, attraverso il percorso di formazione, diventasse strutturale per i giovani.

Quali sono i prossimi passi in programma?
Ci siamo incontrati e abbiamo raccolto stimoli per poi organizzare eventi successivi. È stato un primo momento e a partire da settembre faremo dei follow up, e workshop di approfondimento. Sarà un'attività che vedrà coinvolto in maniera intensa nei prossimi anni il nostro Dipartimento, dalla formazione alla ricerca, al trasferimento tecnologico. Come università abbiamo molte competenze in questi ambiti, e vogliamo metterci a disposizione.









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