Sait, patto con la Provincia per i negozi di periferia
Il presidente Renato Dalpalù: «Rafforzare l'unità e difendere i margini» . Fatturato solido (325 milioni) e conferma dei ristorni a favore delle Famiglie
TRENTO. Renato Dalpalù si prepara a chiudere il suo primo mandato, probabilmente non l'ultimo, di presidente Sait con tre giornate di riflessione ed un solido bilancio. Il terzo incontro annuale delle cooperative di consumo, appuntamento inaugurato dalla sua presidenza, si terrà stavolta a Parma dal 3 al 5 maggio ed ospiterà, tra i molti relatori, Maurizio Gardini, neo presidente di Confcooperative, Gherardo Colombo ed Umberto Ambrosoli. Subito dopo, il 7 maggio, il consiglio d'amministrazione licenzierà la proposta di bilancio del 2012. Un anno, per quanto la recessione lo abbia consentito, relativamente sereno per i conti. Il fatturato del consorzio si attesterà, salvo ultime limature, su 325 milioni di euro con un incremento sull'esercizio precedente di oltre il 2%. «Abbiamo tenuto la nostra quota di mercato» ammette Dalpalù «non viviamo certo una fase espansiva. Temo, inoltre, che il 2013 sarà ancora più pesante».
Le 73 Famiglie cooperative trentine, tuttavia, potranno contare sulla conferma - «anzi, qualcosa di più» anticipa il presidente – dei ristorni assegnati nel 2011 che avevano raggiunto la significativa cifra di 3,2 milioni di euro, uno “sconto” del 2,25% sul giro d'affari delle cooperative.
Nel corso dell'anno si è registrato anche qualche movimento interno. La Famiglia di Lases-Albiano è uscita dal consorzio per aderire a Dao, mentre sono entrate un paio di cooperative lombarde che s'aggiungono all'interessante pattuglia di soci attivi a Brescia, Bergamo e Milano, nonché alle cooperative dell'Alto Adige e del Bellunese, quella di San Vito del Cadore anzitutto.
«L'obiettivo è la ricerca di nuovi margini. Del resto ora il nuovo magazzino di Trento Nord e la struttura funzionano a pieno regime, la potenzialità di ampliare il nostro mercato, congiuntura permettendo, ci sono. La strada giusta è quella di fare ancor più rete» spiega Dalpalù.
Fare rete, espressione di gran moda in Trentino e la frequenza con cui viene pronunciata è inversamente proporzionale alla sua pratica.
E' così, non lo nascondo. Per la cooperazione – e perciò anche per le Famiglie - è un valore ed al tempo stesso una necessità. Dobbiamo concentrarci sul fare sistema nei fatti, non solamente a parole. La ricerca di nuovi margini che segnalavo prima, per esempio, è decisiva per sostenere i nostri valori. Duecento circa dei quattrocento punti vendita delle nostre Famiglie hanno redditività marginale, se non negativa. Un problema serio, posto che spesso sono gli unici negozi del paese, il servizio attorno a cui si aggrega la comunità dei residenti. Una presenza da salvaguardare, anche se in perdita. Se non lo fa la cooperazione, non lo fa nessuno. Ma per sostenerla, questa presenza, da qualche parte bisogna pur guadagnare. E, aggiungo, trovare soluzioni assieme all'ente pubblico. E non mi riferisco, per essere chiaro, a contributi, bensì a politiche di salvaguardia dei territori. Un tema sul quale mi sono già confrontato con l'assessore Olivi.
Magari qualche fusione tra Famiglie aiuterebbe...
Quello della dimensione è un tema d'attualità in tutti i settori cooperativi. Ma le aggregazioni debbono maturare nelle cooperative di primo grado, non possono essere imposte dai consorzi. Dove, invece, il consorzio può dare una mano è nella formazione del personale. Lo ripeto da tempo: la Famiglia è dei soci, ma anche dei suoi collaboratori. E' il loro lavoro, la loro prospettiva. I soci, d'altra parte, lì trovano i prodotti che cercano e rapporti sociali che non si limitano a quello di compratore e venditore.”
La formazione è un investimento di lungo periodo...
“Ma essenziale. Oggi i negozi delle catene distributive sugli scaffali per il 75% hanno tutti gli stessi prodotti, per il restante 25% offrono i prodotti del proprio marchio. Perciò la differenza la fa il personale, la sua capacità di rapporto umano oltre che professionale con il cliente. E' vero in generale, è ancor più vero nelle piccole strutture.
Personale motivato, ma anche amministratori capaci di introdurre nuovi punti di vista.
Sì, dovremmo lasciare più spazio ai giovani. Ho 53 anni, non proprio anzianissimo, ma mi pongo il problema. Dobbiamo favorire la partecipazione delle nuove generazioni a tutti i livelli amministrativi, impedire alle nuove idee di mettersi alla prova è sbagliato, ma soprattutto dannoso.
Come parlare di rete e non tradurre le parole in fatti.
Dobbiamo convincerci che siamo un sistema e comportarci di conseguenza. Siamo abituati a processi decisionali lunghi, talvolta con investimenti impegnativi e poi, alla fine, capita che ognuno fa quel che vuole. Così non va bene, significa farci del male da soli. La cooperazione è generosità, ma anche, voglio scandirlo, re-spon-sa-bi-li-tà. Un tema che affronteremo a Parma con Colombo, Ambrosoli e monsignor Enrico Solmi. Le loro testimonianze ci aiuterano ad approfondirlo. Ne abbiamo bisogno.
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