Ristoranti, al top in Trentino c'è «El Molin»
Sul podio anche Locanda Margon, Malga Panna e Orso Grigio, in crescita Maso Franch e gli hotel gourmet di Madonna di Campiglio. Continua la preoccupante assenza di Rovereto
TRENTO. Piccoli ma significativi passi avanti per la ristorazione trentina. Senza grandi stravolgimenti la guida ai Ristoranti d’Iltalia dell’Espresso racconta anche quest’anno un modo della ristorazione in provincia di Trento che si muove, seppur lentamente nella giusta direzione. Il merito, in primo luogo, va ai giovani chef che stanno dimostrando vivacità e voglia di rischiare.
Ma partiamo dalla testa della classifica dove svetta anche quest’anno Alessandro Gilmozzi del Molin di Cavalese. Il geniale chef della val di Fiemme continua a marciare sicuro sulla sua strada fatta di sperimentazione spesso estrema ma anche di solidità nei piatti più tradizionali della sua carta. Quasi nessuno chef italiano, a nostro avviso, sa raccontare e leggere in filigrana il suo mondo e l’ambiente selvaggio della montagna come Gilmozzi. In questi anni lo chef dei licheni e delle tartare di cervo ha costruito uno spartito non comune, vorremmo dire unico, di sapori ed essenze che combina a piacimento cogliendo l’anima e la natura del suo mondo d’elezione: i boschi e le montagne della Val di Fiemme. Appena alle sue spalle si conferma anche l’altro grande campione della ristorazione trentina di questi anni: Alfio Ghezzi che nello bomboniera di Locanda Margon apparecchia una delle migliori e più tecniche cucine d’Italia. Non è un caso che alcuni suoi piatti, vedi il piccione con polvere di caffè facciano capolino nei piatti di non pochi suoi colleghi in giro per la penisola. Una conferma, alla fin dei conti, di quello che pensiamo da anni, che cioè questo bel ristorante alle porte di Trento sia uno dei migliori d’Italia.
Ma come detto sono soprattutto le giovani leve della ristorazione trentina a muovere la classifica dell’Espresso. Diego Rigotti di Maso Franch, ad esempio. Chef giovanissimo, spavaldo e di grande talento. Ora anche più maturo e sicuro di se. La sua cucina ci regala ad ogni visita emozioni forti quando inventa o reinterpreta i piatti e i prodotti della gastronomia trentina. Maso Franch rappresenta quello che la ristorazione trentina con un po’ di coraggio può diventare lavorando sulla qualità. A 15,5 punti segnaliamo un piccolo progresso per l’Orso Grigio dei fratelli Bertol che incarnano lo spirito allegro e scanzonato della val di Non. Il loro lavoro sulla grande tradizione della valle e sui suoi prodotti è di particolare valore. La fantasia poi non manca anche se a piccole e giudizionse pennellate. Una garanzia dietro la quale si intravvede un grande lavoro.
Bene anche quest’anno Malga Panna con Paolo Donei in cucina che non tradisce la gloriosa tradizione di famiglia. Il ristorante di Moena rimane un punto di riferimento per l’alta ristorazione trentina. Ritroviamo in classifica anche Maurizio Tait. Che al Costa Salici di Cavaese si conferma ristoratore di solida mano e non comune eleganza. Da segnalare anche Enrico Croatti che rappresenta una delle giovani e promettenti leve della ristorazione trentina anche se le sue origini sono altrove. Il ristorante Dolomieu dello Chalet Dolce vita è un piccolo ritrovo goloso ormai sempre più apprezzato dai turisti di Madonna di Campiglio, ma non solo. Nella bella località sciistica ricordiamo anche Gallo Cedrone dell’Hotel Bertelli, altro bell’esempio di alta ristorazione di montagna. Sul versante opposto del Trentino il Chimpl dell’Hotel Gran Mugon di Vigo di Fassa convince sempre più. La ristorazione del capoluogo è, invece, sempre ben rappresentata dallo Scrigno del Duomo e dal ristorante Due Spade, mentre alle porte della città, a Civezzano svetta sempre alta l’insegna di Luisa Gius a Maso Cantanghel. Insomma novità forse poche, ma certezze sempre di più. E la continua e preoccupanta assenza in vetta della città di Rovereto.