Più competenze per una crescita sostenibile
L’editoriale del presidente di Confindustria Fausto Manzana per il nuovo numero della rivista “Trentino Industriale”
A metà marzo, intervenendo in occasione di un incontro dal titolo che è un auspicio condivisibilissimo – “Presto e Bene” – organizzato da Ispra, il Ministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani ha detto una cosa tremenda: “In Italia riusciamo a fare il 10% di quello che promettiamo ogni anno, se questo dovesse capitare con il PNRR l’esito sarebbe catastrofico”. Cingolani ha espresso preoccupazioni “sull’attuale capacità di scaricare a terra queste iniziative”. Come a dire: in fase progettuale siamo bravissimi. È alla prova dei fatti che, per lo meno stando al track record degli ultimi anni, lasciamo un bel po’ a desiderare.
È certo: se il contesto burocratico amministrativo non cambia, non migliora, non evolve, io ho la certezza che non ci sarà alcuna possibilità di realizzare quanto si potrebbe fare con le risorse del PNRR. Se poi aggiungiamo il cattivo funzionamento della Giustizia e l’iperattivismo legislativo su temi chiave quali il Codice degli Appalti, non vedo come si possa avere un briciolo di ottimismo. Si narra che il Codice non si possa rilegare perché cambia così rapidamente che entro il giorno dopo sarebbe necessario produrre un’appendice.
Per un uomo d’impresa, il tema è di quelli da passare la notte in bianco. Perché se un’impresa eccelle nella progettualità ma difetta nella realizzazione, c’è poco da fare, fallisce. A un imprenditore è ben chiaro il tema del rapporto tra costi e benefici, tra sforzo e risultato. Non perché sia migliore o peggiore degli altri. Semplicemente, se i conti non tornano, se non si riesce a garantire un margine – oppure, in tempi bui, almeno una tenuta - si torna tutti a casa. E perciò è talmente importante farcela, per sé stessi, per i propri collaboratori, per le loro famiglie, che bisogna, farcela. Ne va della sopravvivenza.
Ecco: è da qui che deve nascere il nostro ottimismo. Non possiamo evitare di fare i conti con lo stato delle cose, ma dobbiamo avere la certezza che possiamo cambiare, possiamo migliorare, possiamo riconsegnare ai nostri figli un mondo migliore. È per questo motivo che credo con tutto me stesso che, soprattutto in un momento come questo, in cui è tutto è più difficile, un governo non debba essere lasciato solo e non debba volere agire da solo.
Più volte, negli ultimi mesi, ho dichiarato di credere fermamente nel valore della coesione come condizione necessaria alla ripartenza. Ho ripreso questo appello anche nell’ultimo editoriale di Trentino Industriale, per dire che nessuno deve ritenersi escluso dalla responsabilità di disegnare il futuro del sistema al quale appartiene. È un appello che torno a ripetere per porre un tema che è davvero molto pratico: quello delle competenze. Da una parte abbiamo bloccato i licenziamenti, dall’altra le nostre imprese non trovano i lavoratori. Come si potrà mai gestire se non con pragmatismo questo dilemma? Se l’obiettivo è la crescita, è evidente che è necessario accompagnare l’evoluzione delle nostre imprese, che debbono poter assumere e riorganizzarsi per riconquistare le quote di mercato anche internazionale che abbiamo perso a vantaggio di altre Regioni ed altri Paesi.
Il modello di sviluppo verso il quale tendiamo è oramai chiaro. L’obiettivo di questa riconversione è la sostenibilità, ambientale e sociale, perché il fine ultimo di questo nuovo umanesimo è, per l’appunto e grazie al cielo, l’uomo.
Sulla strategia, sul metodo, sulle tecniche e gli strumenti: è qui che dobbiamo essere capaci di immaginare un’alleanza tra pubblico e privato, perché questa è la sola garanzia di successo sulla quale possiamo contare.