Ora Unicredit insegna l’export alle aziende
Le imprese trentine si dimostrano ancora molto timide con i mercati esteri Banca e Università spiegano i segreti per investire e crescere fuori confine
TRENTO. Che in Trentino le piccole e medie imprese rappresentino la quasi totalità del tessuto produttivo è cosa nota. Grande industria non ce n’è più da un pezzo. E le aziende sopra i 50 dipendenti sono una minima parte delle circa 50 mila complessive: solo 319. Secondo gli ultimi dati della Camera di commercio anche la propensione all’export è bassa. Se tra il 2010 e lo scorso anno l’aumento medio del fatturato tra le 319 oltre i 50 addetti è stato del 7,4% solo il 12,9% di questo incremento di giro d’affari ha preso la via dei mercati esteri. Una percentuale che sale al 26,5% sull’intero fatturato. E’ prendendo a riferimento questi numeri che UniCredit (che al 30 aprile aveva raccolto sul territorio regionale 2 miliardi di euro impiegandone 3) ha promosso, insieme alle università di Trento e Bolzano ma anche al Politecnico di Milano e allo studio Hager&Partners, l’Export business school, 6 incontri per le piccole e medie aziende nel corso dei quali docenti ed esperti forniranno agli imprenditori (63 gli iscritti da Trento e Bolzano) gli strumenti conoscitivi perché le aziende locali possano sviluppare l’export. Queste le materie di studio: strategie per la crescita nei mercati esteri; aggregazioni e reti d’impresa a supporto dell’export; analisi e selezione dei mercati internazionali; logistica, reti distributive e partnership estere; contrattualistica e fiscalità per l’export; gestione dei rischi, finanziamenti, trade finance. La prima lezione ieri all’università di Trento, l’ultima il 26 giugno a Bolzano. Nel presentare l’iniziativa ieri mattina nella sede trentina di UniCredit, Claudio Aldo Rigo, responsabile per il nord est dell’istituto di credito, ha detto che «l’export è il principale fattore di crescita da percorrere da parte delle aziende visti sia la stagnazione dei consumi che il contingentamento dei finanziamenti pubblici». A supporto, alcuni dati: tra 2010 e 2011 la propensione all’export, ovvero il peso delle esportazioni sul valore aggiunto, in provincia di Trento è arrivata al 21,6%, a Bolzano al 22,8% a fronte di un nord est che viaggia, nonostante tutto, al 37,6%. Nello stesso periodo, prendendo in considerazione l’intero tessuto produttivo, a Trento la crescita dell’export è stata dell’11,1%, in Alto Adige del 10,3%. Mauro Marcantoni, presidente del consiglio di territorio UniCredit, ha sottolineato che «il Trentino è debole sull’export e la sua incidenza sul Pil è bassa. Se lo sviluppo non raggiungerà livelli più alti il sistema Trentino non reggerà. L’export è una necessità per l’economia trentina». Mariangela Franch, prorettrice dell’università trentina, ha affermato che «è determinante fare rete tra imprese, ma non solo, per proiettarsi verso l’internazionalizzazione».
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