Nadia Viola, la ragioniera che produce vini da medaglia d’oro
Suil Mont di Mezzocorona ha dovuto imparare a difendersi da caprioli, tassi e uccelli, ma poi il suo Navarro le ha dato grandi soddisfazioni (nella foto, a Roma dove la scorsa settimana ha ricevuto la medaglia d’oro del Cervim)
MEZZOCORONA. La piana Rotaliana con Mezzolombardo e Mezzocorona in particolare, ha legato la propria immagine agricola al Teroldego Rotaliano, un vino con caratteristiche uniche, ed al Trento doc prodotto sia delle cantine sociali che da parecchi privati, ma d’ora in poi dovrà condividere l’immagine anche con un prodotto di nicchia, che arriva dal famoso “Mont” di Mezzocorona.
C’è voluto la fantasia di una giovane donna, che una quindicina d’anni orsono ha espiantato un frutteto realizzato appunto sul Mont, dal papà storico macellaio, che per primo ha scoperto la bellezza del Mont comperando casa e realizzando un frutteto. Parliamo di Nadia Viola, diploma di ragioniera al Martini di Mezzolombardo, che, considerata la sua passione per la viticoltura nata dall’amicizia con dei giovani enologi, ha deciso nel 2007 di trasformare il frutteto di 3500 metri quadrati collocato a 900 metri di altitudine in un vigneto. Ma non un vigneto qualsiasi: ha fatto fin da subito la scelta della coltivazione biologica. I primi anni – racconta Viola – è stata un’avventura, già ad autunno dell’anno dell’impianto i caprioli le hanno mangiato tutti i giovani tralci delle viti. Prima lezione: doveva circondare con rete l’appezzamento per proteggerlo. Poi al terzo anno quando c’era la prima uva pronta per la vendemmia sono arrivati gli uccelli e l’hanno mangiata tutta. Altra lezione: bisognava coprire con le reti il vigneto. Ultimo attacco dai tassi e per difendersi da questi ha dovuto piantare la rete fino a 20 cm sotto terra.
Ma Nadia l’ha presa con filosofia: “Sono stata io che sono entrata in mezzo al bosco a casa loro quindi mi devo difendere”. Finalmente nel 2016 la prima vendemmia, ma cominciavano i problemi di trasporto: al Mont non si arriva con la macchina ma solo con il trattore ma pensare di trasportare con questo mezzo l’uva in paese era impensabile, sarebbe arrivata giù che era mosto. Allora il trasporto in cassette sulla funivia. L’uva prodotta è stata tutta trasformata in base spumante e dopo i vari processi produttivi finalmente quest’anno le prime 2500 bottiglie in vendita di un Trento doc riserva che da subito ha mietuto premi ad alto livello.
Il vino che ha vinto la medaglia d’oro ha il nome di Navarro, perché in lingua celtica Nava significa Piana in mezzo ai boschi. Poi nel nome di Navarro Nadia ha inserito la lettera N e la V maiuscole che sono le iniziali del suo nome. A settembre Nadia ha partecipato al concorso dei vini di per le viticolture eroiche ed ha avuto la felice sorpresa di vedere il suo vino premiato con la medaglia d’oro. Nei giorni scorsi Nadia è andata a Roma a ritirare la medaglia d’oro ottenuta al concorso del Cervim per le viticolture eroiche, a quale hanno partecipato 863 vini provenienti da tutto il mondo.
Ma è stata premiata anche a Trento nel Premio 2023 “Dalla Vigna alla Cantina. La donna protagonista”. La filosofia della Viola è molto chiara: puntare sul top della qualità. Questo vale anche per i due appezzamenti di viti di Teroldego che coltiva a Mezzocorona: “Mi piace chiamarli giardini perché ambedue sono confinanti con una casa d’abitazione come quello al Mont”, dice. Anche in questo caso Nadia è andata alla ricerca della perfezione. La vendemmia viene fatta con tre selezioni: in una cassa vengono messi i grappoli più compatti con acini più grossi, in un’altra cassa i grappoli con acini piccoli ed in una terza cassa i grappoli spargoli. “Con il vino delle prime uve, quelle dagli acini grossi, facciamo il Rosso Mancato, versione elegante ed accattivante del vitigno. Con quello degli acini piccoli facciamo il Nero Viola, versione concentrata ed intrigante del vitigno. Con quello dei grappoli spargoli dopo un periodo di appassimento naturale, facciamo la versione da meditazione del vitigno. La meditazione sul nome che riassume la sua identità enologica non ha ancora portato a nessun risultato. Tutti i nostri prodotti vengono venduti solo in magnum per continuare a seguire la linea della ricerca del dettaglio qualitativo”.
C’è ancora un sogno nel cassetto, spiega Viola: quello di far decollare un progetto che punta al coinvolgimento dei potenziali clienti. “La nostra ambizione è quella di fargli visitare la nostra azienda con degustazione dei vari prodotti prima che procedano all’acquisto. I miei prodotti hanno un’anima e io voglio venderli con questo valore aggiunto” afferma Nadia.
Chiediamo a questo punto se si è mai pentita della sua scelta: “Assolutamente no. Dei momenti di scoraggiamento come quando ho perso tutta la produzione per colpa degli uccelli, lo ho avuto, ma poi la passione me li ha fatti superare”.
E i rapporti con l’ambiente? "Nutro un grande rispetto per l’ambiente: prova ne sia che fin dall’inizio della mia attività, nel 2007, ho fatta la scelta del biologico. Non ho mai usato concimi chimici né diserbanti chimici. L’azienda è certificata biologica, ma non la cantina”. Hobby? “La lettura e il ricamo, ma per me l’hobby più bello è il lavoro in campagna”.