storie di agricoltura

Matteo Kaswalder, la passione per le vigne nella terra dei giovani agricoltori

A Roveré della Luna l’azienda di famiglia, che è diffusa su dieci ettari. Il sogno di aprire una piccola cantina


di Carlo Bridi


ROVERE’ DELLA LUNA. A Roveré della Luna, uno dei paesi più vocati alla viticoltura di qualità del Trentino, sono più di una decina i giovani sotto i 25 anni, impegnati a tempo pieno in agricoltura nelle rispettive aziende di famiglia con ruoli diversi. La storia che raccontiamo oggi è quella di uno di loro, è la classica storia di un giovane di 23 anni, Matteo Kaswalder, che non ha mai avuto dubbi sul fatto che da grande avrebbe fatto il viticoltore perché questa è sempre stata la sua passione. Di conseguenza anche la scelta per la scuola superiore non poteva ricadere che sull’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, e non poteva essere che la specializzazione in enologia. Ma ha voluto completare gli studi anche con il corso per il conseguimento dell’iscrizione all’albo dei periti agrari. “Certo - afferma – mi sento fortunato perché la mia passione per la viticoltura maturata fin da bambino l’ho potuta assecondare grazie al fatto di essere nato in una famiglia di tradizione viticola. Mio nonno, che è venuto a mancare pochi anni fa, e mio papà Giuseppe sono sempre stati viticoltori appassionati e competenti”.

L’azienda diffusa su 4 comuni: 2 trentini e 2 altoatesini

“Ma la scelta di dedicarmi alla mia azienda viticola - sottolinea Kaswalder - è frutto anche del fatto che alle spalle abbiamo un’azienda di ben 8 ettari di vigneti in proprietà più 2 coltivati in affitto. Ma c’è un altro aspetto molto importante, pur essendo 10 ettari, gli appezzamenti sono solo un quindicina, quindi sono tutti appezzamenti di dimensioni consistenti con la conseguente riduzione dei costi fissi. L’unico aspetto negativo è quello che si trovano in 4 comuni diversi: oltre a Roverè della Luna, Mezzocorona, Salorno e Magrè. L’uva viene conferita tutta alla Cantina Sociale di Roverè con soddisfazione – ricorda Matteo -, perché è una cantina che sa valorizzare sia la qualità dell’uva conferita che il nostro territorio e il nostro lavoro”.

Le varietà d’uva coltivate sono poche, in ordine decrescente: Pinot Grigio, che rappresenta il 70% dell’intera produzione, il resto Traminer, Pinot Nero e Chardonnay. “In azienda lavorano a tempo pieno Matteo, il papà, mentre il fratello fa un'altra professione ma che nei tempi liberi ci dà una mano”.

Per ora Matteo è inserito in azienda come collaboratore ma appena si creeranno le condizioni per fare la domanda del premio d’insediamento si troverà il modo migliore per fargli assumere anche formalmente delle responsabilità.

“Fra i progetti futuri sicuramente c’è quello di ampliare ancora l’azienda, anche con terreni in affitto, mentre con il premio d’insediamento punto al parziale rinnovo del parco macchine ed attrezzi agricoli in funzione della sicurezza e di una migliore tempistica nel fare le diverse operazioni colturali. Il segreto per lavorare tanta campagna è quello di avere le attrezzature con il massimo delle prestazioni”, puntualizza il giovane.

C’è anche un sogno nel cassetto per Matteo, quello di realizzare una piccola cantina aziendale per lavorare in parte le sue uve e fare alcune migliaia di bottiglie di vino di alta qualità. “Questo – precisa – mi permetterebbe di mettere in pratica tutte le nozioni che ho imparato nei 6 anni di studio di enologia”.

Alla classica domanda se dopo un paio d’anni è pentito della scelta, scontata la risposta: “Mai avuti dubbi, anzi sono sempre più soddisfatto della scelta fatta”.

Affrontiamo a questo punto il problema del rapporto viticoltura-ambiente: molto matura la risposta del giovane:  “Sicuramente un rapporto corretto, il contadino è il primo che deve rispettare l’ambiente, ora ci sono anche delle attrezzature che ti permettono di eliminare quasi completamente il diserbo chimico. Sono convinto che meno chimica di sintesi nei campi dà una mano anche all’immagine di un Trentino più pulito, più vivibile”.

In quest’ottica mai pensato al biologico? “La scelta del biologico fa parte di una “filosofia personale”, ma aldilà del metodo io credo che anche chi coltiva con il metodo integrato non può, non deve abusare nell’uso della chimica di sintesi, è dimostrato che in viticoltura non è necessaria se pensiamo alla lotta che da anni si pratica in modo biologico in Trentino contro gli insetti più diffusi della vite eliminando gli antiparassitari”.

Matteo ha una forte sensibilità sociale, è membro del corpo dei vigili del fuoco volontari di Roveré della Luna ed è uno dei soci fondatori di Confagricoltura giovani del Trentino, movimento del quale è entrato nel consiglio direttivo. “Un gruppo - afferma - che lavora molto bene assieme e che sta mettendo a fuoco un intenso programma di attività”. Alla domanda di cosa dicano i suoi amici della sua scelta, disarmante la risposta: “Tutti hanno fatto la stessa scelta mia e con loro abbiamo un bel confronto costante”.

Matteo riesce a coltivare anche i suoi hobby: scialpinismo, arrampicata e trekking. Un giovane che garantisce un futuro alla nostra viticoltura di qualità.













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