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La felice scelta del trentino Mirco Laghi: «Lascio l’edilizia e vado a lavorare in campagna»

Il 35enne di Ala cambia vita e lavoro e si appresta a diventare imprenditore agricolo: «Viticoltura ma anche ortaggi e in futuro spero pure un agricampeggio, i miei obiettivi. Il sogno? Lavorare in azienda con moglie e figli»


Carlo Bridi


ALA. Pur avendo oltre 30 anni di età, e un lavoro nell’edilizia con un diploma di perito edile, la scelta di cambiare vita e dedicarsi alla viticoltura. È la storia di Mirco Laghi, che quando si è presentata l’occasione non ha avuto dubbi nel scegliere la professione agricola abbandonando l’impresa edilizia. Un giovane di 35 anni, che fino ad ora lavorava la terra come secondo lavoro, il sabato e la domenica. Cosciente però che nessuna attività si improvvisa ha frequentato il corso di 600 ore organizzato dalla Fondazione Mach per l’ottenimento del brevetto professionale agricolo. «Un corso- afferma Laghi - molto interessante che mi ha fornito le basi per essere un bravo imprenditore agricolo, anche se diverse materie del corso erano stato oggetto di studio all’ITI». A breve intende presentare domanda per l’ottenimento del premio d’insediamento aziendale, «e di seguito, nei prossimi mesi, il papà Moreno ha già deciso di cedermi l’azienda in affitto ed io diventerò titolare. Quindi aprirò la mia partita Iva mentre papa Moreno avrà il ruolo di collaboratore».

L’organizzazione aziendale

L’azienda oggi è esclusivamente viticola, la superficie è di 2,7 ettari tutti divisi in tanti piccoli appezzamenti, quasi tutti vicini al paesino di Santa Lucia, coltivati prevalentemente con viti a bacca bianca. «La varietà prevalente è il Pinot Grigio che in questa settimana è stato tutto vendemmiato e lo abbiamo consegnato alla Cantina Sociale di Mori Colli Zugna, dove siamo soci. Le altre varietà sono Chardonnay, anche questo già vendemmiato, Cabernet e piccole quantità di altre varietà. La vendemmia contrariamente a quello che si pensava a luglio è stata molto bella, i grappoli sono perfettamente sani, e la quantità è ottima, unico neo manca mediamente un grado brix: lo scorso anno erano mediamente 20-21 e quest’anno 19-20».

Le prospettive future

I progetti futuri? «Visto che dispongo anche di un appezzamento pianeggiane a Besagno di circa 6000 metri quadrati ho deciso di coltivare ortaggi con il metodo biologico. Vicino a questo mio appezzamento, sul fronte strada, c’è un altro appezzamento per il quale c’è l’ipotesi della vendita, io vorrei acquistarlo e farvi un “agricampeggio”, in zona sono molto rari e in questo periodo sono di grande moda. Potrebbe diventare una interessante fonte di reddito diversificando nello stesso tempo le attività dell’azienda». Chiediamo a Mirco se a 35 anni vi sono ancora sogni nel cassetto, molto ragionata con i piedi per terra la risposta: «Il mio sogno è che tutte le mie attività programmate possano essere realizzate dando così un futuro anche alla mia famiglia, a mia moglie Laura, maestra d’asilo nido, e ai miei tre figli: Serena di 11 anni, Federico di 9 e Filippo di 3 anni. Il nostro sogno è quello di lavorare tutti assieme in azienda». Chiediamo a questo punto se è pentito di un cambio di vita così radicale: «Devo dire che non è che l’edilizia fosse un lavoro che non mi piaceva, ma l’attività agricola all’aria aperta mi attraeva molto di più, mi piace molto lavorare in campagna anche perché ho fatto delle scelte molto precise di grande attenzione all’ambiente e per questo in futuro intendo trasformare anche il metodo di coltivazione delle viti da integrato a biologico». L’uva come detto viene conferita alla Cantina sociale Mori – Colli Zugna, e Mirco è molto soddisfatto della retribuzione, che negli ultimi anni si è aggirata sui 150 euro quintale per la varietà principale ossia i il Pinot Grigio. Un po’ meno si preannuncia per le liquidazioni dei conferimenti dell’uva del 2021. Ma gli amici del comparto edilizio cosa ti dicono della scelta fatta? «Avevano capito da tempo la mia passione per l’agricoltura. Certo, come giovani abbiamo una grande responsabilità perché siamo rimasti in pochissimi che si dedicano all’agricoltura a tempo pieno, colpa di un ridotto cambio generazionale e questo frena sicuramente la scelta dei giovani di scegliere l’agricoltura come attività principale».













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