Davide Briccio e la scelta di tornare a Piano di Vallarsa per coltivare ortaggi di montagna
Viveva a Volano: ha lasciato il lavoro e si è dedicato all’agricoltura, riaprendo la vecchia casa di famiglia in quota
PIANI DI VALLARSA. Grazie alla collaborazione della professoressa Miccoli dell’Istituto Agrario di San Michele, siamo andati a scovare un’autentica perla, un ragazzo innamorato del quieto vivere, della serenità, del silenzio che solo zone marginali possono dare come la Vallarsa: Davide Briccio. Un giovane che ha deciso di lasciare il suo posto di lavoro per dedicarsi – per ora - per otto mesi all’anno alla coltivazione di ortaggi di montagna fra i 900 e i 1000 metri a Piano di Vallarsa. Ma la sua filosofia di vita lo porta anche ad assicurarsi le verdure per tutto l’anno con capienti freezer. E si produce anche il grano e il mais che poi macina direttamente oltre al miele sempre per uso famiglia.
“La genuinità dei prodotti che consumo è per me fondamentale”, sottolinea Briccio. “Per questo gli ortaggi che coltivo uso-famiglia sono una trentina mentre quelli che commercializzo sono per ora soltanto sei”.
Il papà era originario di Piano, ma poi si è trasferito a Volano dove anche Davide è vissuto fino a pochi anni fa. Poi come detto, la passione per la terra, per una vita nella più assoluta tranquillità lo ha portato a riaprire la casa di famiglia ed a riprendere la coltivazione di pochi campicelli, avendo presente che papà aveva lasciato una casa pronta ad essere abitata.
Ma in tutto questo percorso Davide ha avuto la fortuna di incontrare un vicino di casa, suo parente, di oltre 70 anni, Emiliano, che non ha mai lasciato il paesello, anzi ha continuato a seminare ortaggi. “E’ stato proprio Emiliano - afferma Davide – ad accompagnarmi passo dopo passo dopo aver conseguito il mio diploma all’Istituto Agrario di San Michele a termine dei 4 anni di corso delle professionali come esperto imprenditore agricolo. Ma una cosa è la teoria, altro è la pratica, per cui i consigli di Emiliano sono stati e sono tutt’ora molto importanti. E’ lui che mi ha insegnato tutti i trucchi del mestiere”.
L’organizzazione dell’azienda
Davide è partito con le sole sue forze, nel 2019 dai 2000 metri quadrati di terra di famiglia. Ora l’azienda è più che raddoppiata avendo raggiunto i 5000 metri quadrati. Il 90% degli appezzamenti sono irrigati con il sistema goccia a goccia per risparmiare acqua, ma anche sui terreni rimanenti si riesce ad assicurare almeno una irrigazione di soccorso senza la quale non è pensabile produrre ortaggi.
Gli ortaggi che quest’anno produrrà e commercializzerà direttamente sul mercato di Schio sono: patate, cipolle, peperone, zucchine, scalogna, ma principalmente fagiolini, lo stortino di Trento. “Viene coltivato solo il tipo rampicante in quanto ha una produzione molto maggiore e il periodo di raccolta è molto più lungo”, ricorda il giovane. Un’annotazione particolare merita l’aspetto commerciale: “Ho scoperto che i vicentini apprezzano moltissimo i prodotti trentini. Il risultato è che ho dirottato tutte le vendite sul mercato di Schio, che fra l’altro paga molto meglio del mercato trentino”.
“Ho sperimentato – afferma ancora Briccio – che vengono molto bene anche i cavolfiori, i radicchi delle diverse varietà, dal Chioggia, al Pan di zucchero al trevisano ecc.. oltre ai cavoli cappucci. Con questi ultimi, oltre alla vendita come verdura fresca, faccio ogni anno anche 100 kg di crauti per uso famiglia. Per ora non faccio trasformati perché sarebbe necessario un laboratorio a norma e molto tempo in più. La produzione di cavolfiori, che fra l’altro vengono molto belli, supera ormai i 40 quintali e tutti trovano la strada del mercato di Schio. Tutte le colture erano praticate fino ad ora fuori suolo, ma quest’anno ho trovato in affitto due tunnel che mi permetteranno di prolungare la stagione che di norma non riesce ad andare oltre il mese di ottobre perché poi arriva la neve. Per ora l’unico mezzo di trasporto è un pick-up che serve per portare le verdure al mercato. E’ dotato di un atomizzatore a spalla per i trattamenti, un decespugliatore, un motocoltivatore e una mototrivella per piantare i pali di sostegno dei fagioli. In prospettiva c’è l’acquisto di un trattore di non grosse dimensioni usato. Ma si sta guardando in giro anche per ampliare ancora l’azienda, oltre che per costruire un magazzino attrezzi a fianco della casa”.
C’è anche un sogno nel cassetto: quello di arrivare a realizzare un’azienda di una decina di ettari di ortaggi e di piccoli frutti, lampone e fragola. A proposito dei quali ha delle perplessità, ma “per l’aspetto conservabilità – osserva - il clima sarebbe buono”.
Ma la vita di Davide è ricca anche di altre soddisfazioni, grazie ad Emiliano che gli ha insegnato ad andare alla ricerca degli asparagi di bosco la primavera e poi dei funghi, cominciando dalle “Spongiole” che c’erano già a fine maggio. “Ma mi ha insegnato anche ad andare a caccia e a pesca”.
Alla classica domanda se è pentito della sua scelta, la risposta è netta: “Assolutamente no, la rifarei 1000 volte”. In zona c’è un altro imprenditore agricolo già nostro giovane protagonista, Falqui Massida, con il quale collabora molto bene.