Crolla la produzione di bottiglie di vino santo
Ieri a Santa Massenza la cerimonia di spremitura dei grappoli di Nosiola Pedrotti: «Il meteo non ha aiutato e i produttori preferiscono il Pinot Grigio»
SANTA MASSENZA. L’uva Nosiola destinata alla produzione del nettare del Trentino, il “Vino Santo Trentino Doc”, che da sei mesi si può fregiare anche del marchio di Slow Food, prodotta nel 2012 non ha superato i 200 quintali. E’ questo il dato riferito dal presidente dell’Associazione Vignaioli del Vino Santo Giuseppe Pedrotti, a margine della cerimonia che tradizionalmente si svolge la settimana Santa, della spremitura dei grappoli che per circa sei mesi sono stati ad appassire sulle ormai famose “arele”, e che grazie all’”Ora del Garda” vengono a coprirsi della famosa “muffa nobile” principale responsabile dei profumi e degli aromi che il vino prodotto andrà ad assumere. Facendo due conti, prosegue Pedrotti, da quest’uva, non si ottengono più di 40 ettolitri di vino che messo in bottiglia non darà più di 12.000 bottiglie da un terzo di litro che è la classica bottiglia per questo vino.
Ma da cosa dipende questo enorme calo? Basti pensare che negli anni Novanta si superavano regolarmente le 50-60 mila bottiglie, fino a punte di 70 mila. «Sono diverse le cause», dicono in coro Giuseppe Pedrotti e Stefano Pisoni. «La prima va individuata nell’annata difficile del 2012, una primavera fredda che ha portato ad una scarsa quantità di grappoli, ed un autunno eccezionalmente piovoso che ha compromesso la sanità dei grappoli, che con dei chicchi che marcivano non erano adatti per l’appassimento». «Ma c’è anche un’altra causa», prosegue Stefano Pisoni, «la superficie dedicata alla produzione del Nosiola, in Valle dei Laghi è in continuo calo a causa del maggior reddito che assicura il Pinot Grigio».
La cerimonia si è svolta quest’anno a Santa Massenza presso l’azienda di Giovanni e Graziano Poli, alla presenza della consueta folla di appassionati, di vertici e soci delle associazioni locali, e dei produttori del Vino Santo, tutti coordinati dall’Azienda di promozione turistica di Trento, Monte Bondone, e Valle Laghi sotto la guida del direttore Elda Verones, Il Vino Santo nonostante il calo produttivo, ha vissuto ieri la sua giornata più importante con spremitura, ma come è stato ricordato per arrivare a questo momento i viticoltori devono lavorare con grande attenzione l’intero anno. Da quest’anno poi con il riconoscimento di Presidio Slow Food, dovranno produrre solo con il sistema biologico.
La cerimonia ha visto come di consueto la presenza dell’intero capitolo della Confraternita della vite e del vino, il gran Maestro Enzo Merz e il consigliere Graziano Bacca, hanno azionato dolcemente l’antico torchio dal quale usciva lentamente il mosto che dopo vari travasi e invecchiamento in botte, sarà messo in bottiglia per essere immesso sul mercato fra 7-8 anni anche se il disciplinare parla di un minimo di cinque anni.
Slow Food, ha ricordato Merz, davanti anche al presidente regionale di Slow Food Sergio Valentini, ha concesso l’assegnazione di un contrassegno di identificazione, tutela, e valorizzazione da apporre sulle bottiglie che consenta ai consumatori di identificare i prodotti presidiati, tutelandoli così dalle imitazioni del Vino Santo Trentino Doc.
Questo vino, precisa Pedrotti, proviene solo dall’uva di un vitigno autoctono “la Nosiola”, prodotta nei comuni di Vezzano, Padergnone, Lasino, Calavino, Cavedine.