Classe dirigente vecchia in Italia manca il ricambio
La ricerca: «Meno istruita e con meno competenze. Pochi rimossi dagli incarichi» L’ex ministro Giovannini: «Le imprese investono poco sulla formazione»
TRENTO. Quanto contano le regole del mercato del lavoro per l'occupazione? Esiste mobilità sociale in Italia? E il livello di istruzione e soprattutto di competenze è adeguato alla richiesta attuale? Sono le complesse domande a cui si è cercato di dare una risposta ieri durante la tavola rotonda che si è svolta presso il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento, alla quale hanno partecipato Enrico Giovannini, già ministro del lavoro del governo Letta ed ex presidente dell'Istat, i sociologi Antonio Schizzerotto e Paolo Barbieri e il docente di economia del lavoro alla Statale di Milano Daniele Cecchi.
Secondo Enrico Giovannini il nostro sistema produttivo non riesce a valorizzare il capitale umano, un problema serissimo che si accompagna al fatto che le nostre imprese, in genere di piccole dimensioni, investono molto poco nella formazione. Il successo di un'impresa invece, come anche il rapporto annuale Istat ha dimostrato, è molto legato al titolo di studio elevato dell'imprenditore. Ciò che si investe nella formazione ha sicuramente un ritorno, ma secondo Giovannini serve la creazione di un mercato unico del lavoro in Italia. In quest'ottica il progetto «Garanzia Giovani», ricordato domenica al Festival dell’economia anche dal premier Matteo Renzi, rappresenta un primo passo, che tra l'altro ha suscitato un grande interesse, con 67.000 iscrizioni di giovani in cerca di orientamento e formazione al lavoro anche al di fuori della propria regione.
Daniele Cecchi ha mostrato i risultati di un'indagine condotta sulle competenze della popolazione adulta in 24 Paesi, che rivelano come la classe dirigente, cioè quella composta da persone che raggiungono una posizione sociale di prestigio e un alto riconoscimento economico, tendenzialmente in Italia è meno istruita, più anziana e con minori competenze che altrove. A sorpresa, però, le donne possiedono una probabilità marginalmente più elevata di accedervi rispetto agli uomini.
È stato evidenziato anche che l'accesso agli ordini professionali è la via maestra in Italia per la dirigenza e che i meccanismi di ricambio e di rimozione dagli incarichi praticamente non esistono.
Ma chi sono i dirigenti italiani? Secondo il professor Antonio Schizzerotto la classe dirigente è composta da politici, dirigenti sindacali, imprenditori, liberi professionisti e dirigenti della pubblica amministrazione e delle imprese. E volendo cercare una ragione dell'invecchiamento del corpo dirigente italiano, il sociologo ha anche evidenziato che i nati negli anni Settanta e Ottanta scendono più facilmente di livello sociale e che in sostanza i figli fanno meno il lavoro dei padri rispetto al passato, elemento da non considerare del tutto negativamente. Esiste però una drammatica dispersione degli investimenti nella formazione del capitale umano.
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