Agrusti: «Sì, l’Itas può arrivare fino a 20 milioni di utili»
Il direttore generale commenta il bilancio. E sul possibile arrivo di Girardi: «Non sono uomo per tutte le stagioni»
TRENTO. Itas sta cercando di ripartire. Ha chiuso un bilancio con luci e ombre e il direttore Raffaele Agrusti stesso ammette: «Questa è una compagnia da venti milioni di utile». Quindi c’è tutto lo spazio per crescere.
Direttore Agrusti, a leggere il bilancio Itas sembra che ci sia stato un calo del ramo Vita. E’ vero?
Il dato importante nel settore Vita non è tanto la raccolta assoluta, quando la raccolta netta, ovvero la differenza tra premi raccolti e il capitale pagato in relazione alla scadenza dei contratti. Quindi il messaggio che viene dato è che l’ammontare delle riserve matematiche è aumentato e quindi i capitali in gestione. In effetti, però, la raccolta assoluta cala. Ma è un calo già impostato prima che io arrivassi. Questo perché Itas si accorse che, con la nuova normativa di solvency 2, i prodotti assorbivano troppo capitale. Per questo era stata impostata questa frenata in attesa della costruzione di nuovi prodotti.
Ma cambierà qualcosa nelle vostre strategie commerciali?
Offriremo nuovi prodotti con un rischio sempre medio basso, perché questo è sempre il nostro target, che però, per la loro costruzione, assorbiranno poco capitale che potrà essere coperto dal valore attuale degli utili futuri che questi creeranno e non ci sarà bisogno di capitali esterni. Grazie a questi prodotti prevediamo una crescita significativa del Vita.
Però molti agenti si preoccupano di questo.
Noi abbiamo superato il milione di clienti. Sicuramente quasi tutti hanno una polizza vita, ma non con noi, si tratta di un mercato potenziale enorme. E adesso solo 25 mila nostri clienti hanno una polizza vita con noi. Quindi i margini di crescita sono enormi. Per questo noi stiamo sviluppando prodotti mirati. A questo scopo miriamo anche a rivitalizzare la collaborazione con Cassa Centrale Banca che negli ultimi tempi aveva rallentato un po’. Cassa Centrale sta per costituire un gruppo bancario che potrà essere il sesto o il settimo a livello nazionale. Quindi un veicolo formidabile per prodotti di questo tipo.
Molti temono che il settore Vita possa assorbire troppo capitale e spingere quindi l’Itas tra le braccia di una compagnia più grande. Si è parlato di Cattolica o delle stesse Generali.
Dal punto di vista giuridico è impossibile un matrimonio tra una mutua come siamo noi e una società per azioni. Cattolica è una cooperativa che è sempre sull’orlo della quotazione in borsa, ma non ci sono proprio le condizioni. Non è una cosa realizzabile.
C’è ancora il pericolo che l’Itas lasci il Trentino?
Premesso che la sede la stabiliscono i soci, per quanto mi riguarda non vedo perché non debba essere Trento. Io stesso provengo da Generali che ha sede a Trieste che non è certo centrale ma periferico. A Milano e Genova abbiamo il corporate business, ma la testa resta e resterà a Trento.
Il bilancio, comunque, al di là dei dati del Vita, però mostra un forte calo dell’utile. E’ tutta colpa degli eventi atmosferici?
Non solo. Diciamo che ci sono stati due anni in cui si era perso un po’ di equilibrio. Adesso lo abbiamo ristabilito. E poi c’è da tenere presente che questa è una mutua. Se avessimo gli stessi utili di una società per azioni vorrebbe dire che non abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Dobbiamo tener presente che questa è una mutua. La nostra mission è creare valore per i nostri soci assicurati. Però, lo ammetto che questo non è un bilancio ottimale. Questa è una compagnia da venti milioni di utili se bene amministrata.
Lei che farà se dovesse vincere la lista di Girardi?
Beh è chiaro che io non sono un uomo per tutte le stagioni.
Dal punto di vista dei prodotti, Itas è sempre stata vista come una compagnia un po’ cara. Che farete per contrastare questo luogo comune?
Rispetto alla qualità dell’offerta Itas sicuramente si colloca tra le polizze più favorevoli del mercato. Ciò non toglie che in futuro lavoreremo su polizze low cost che avranno garanzie minime andando così incontro alle esigenze di una certa fascia di clientela.