Dillo al Trentino

«Ho una figlia con un disturbo alimentare, ma prima di luglio è impossibile prendere un appuntamento»

La segnalazione: «Il Centro dell’Apss è oberato di richieste e lavora sotto organico, quindi si è dovuto dare delle priorità». Avete una segnalazione? Mandate una mail a dilloaltrentino@giornaletrentino.it

LA MAPPA INTERATTIVA DELLE SEGNALAZIONI

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TRENTO. Il rispetto dei tempi di attesa nella sanità è uno di quei problemi che ci investe tutti, anche in Trentino. E gli oltre due anni di emergenza Covid non ha fatto che acuire tali problemi.

Più volte negli ultimi tempi su “Dillo al Trentino” ci siamo occupati di lamentele su tempi non rispettati, a volte quasi “impossibili”, con il risultato che spesso non c’è altra via d’uscita se non quella di prenotare una visita specialistica a pagamento per riuscire ad avere una risposta in tempi brevi.

C’è chi ha lamentato problemi nel prenotare una visita per certificare il ritardo nel linguaggio di un figlio, chi è rimasto mesi in attesa di poter prenotare una visita neurologica, chi voleva approfittare della giornata di controlli gratuiti alla prostata trovando i posti tutti occupati nel giro di otto minuti, chi si è visto “respingere” dal reparto la richiesta di una visita neurologica urgente.

A mandare una mail a dilloaltrentino@giornaletrentino.it è stavolta una mamma, Barbara, che pone all’attenzione di tutti i lettori la sua odissea legata ai disturbi alimentari della figlia.

Scrive Barbara: «Vorrei segnalare la forte difficoltà che ho trovato ad accedere al Centro per i Disturbi alimentari dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, che ho contattato su richiesta di mia figlia. Per chi ha un disturbo alimentare, prenderne coscienza e chiedere aiuto è un passo molto difficile, quindi ho chiamato immediatamente.

LA MAPPA INTERATTIVA DELLE SEGNALAZIONI

Ci hanno subito detto che i tempi per avere un appuntamento sarebbero stati un po' lunghi perché le richieste, come è noto, sono molto aumentate soprattutto a seguito della pandemia, ma lo staff al lavoro non viene potenziato da anni.

Dopo una settimana sono stata richiamata e ci è stato fissato un appuntamento dopo metà luglio. Sono infatti costretti a stilare una lista di attesa secondo dei criteri di priorità, e mia figlia non è - ancora - in una situazione clinica critica, quindi dovrà aspettare. La prima visita, poi, servirà solo per raccogliere le informazioni e fissare una visita medica, dopodichè ci sarà una nuova lista d'attesa per accedere al servizio psicologico, che è fondamentale in questi casi accanto al percorso con medico e nutrizionista. Se va bene, quindi, mia figlia potrebbe essere presa in carico dal servizio in autunno.

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Trovo questa situazione estremamente preoccupante: in una malattia già così difficile da affrontare, non si può chiedere di aspettare mesi per essere presi in carico dal servizio. E soprattutto è fondamentale agire tempestivamente prima che certi comportamenti diventino irreversibili o comunque molto più difficili da modificare. Paradossalmente, mi è stato detto di richiamare se la situazione dovesse peggiorare.

Leggo spesso di persone che lamentano i tempi lunghi della sanità trentina per via di una generale mancanza di personale, legata solo in parte alla pandemia ma in molti casi - come questo - preesistente. Poi leggo sui giornali il costo del solo approntamento dello spazio a Mattarello per il concerto di Vasco Rossi, e mi chiedo come l'attuale governance della Provincia individui le priorità di azione. E non ne faccio nemmeno una questione di scelta, né di opportunità politica, per non ingenerare inutili polemiche.

Mi chiedo però perché non si intervenga prima dove ci sono necessità accertate e sempre più spesso segnalate come gravi, tra cui il disagio di molti ragazzi acuito dalla pandemia, tra gli altri ovviamente. Con le risorse rimanenti, va bene anche il concerto, se è questo che si vuole.

Ovviamente, invece che comprare i biglietti per il concerto io prenderò appuntamento con uno psicologo che lavora nel settore privato per una lunga, e costosa, terapia», conclude Barbara.

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