Pieve, serata di racconti sulle donne tesine
PIEVE TESINO. Per secoli le donne del Tesino hanno visto partire mariti e figli che, ambulanti, andavano in giro per i mercati di mezza Europa a vendere stampe, libri e immagini religiose su...
PIEVE TESINO. Per secoli le donne del Tesino hanno visto partire mariti e figli che, ambulanti, andavano in giro per i mercati di mezza Europa a vendere stampe, libri e immagini religiose su committenza dell’editore Remondini di Bassano del Grappa. E nelle loro mani rimaneva il carico della famiglia, magari i figli più piccoli, il lavoro quotidiano tipico di un’economia depressa, rurale e di montagna. Il “Museo Per Via” di Pieve Tesino, che si trova a Casa Buffa Giacantoni (famiglia i cui componenti erano venditori di stampe) e che è gestito dalla Fondazione Trentina Alcide Degasperi, racconta l’epopea dei Tesini. E alle donne è dedicata l’appuntamento di venerdì, dalle 20,30 nel “Cafè de la Poste” del museo. Sarà una serata di racconti, riflessioni e testimonianze, “Una donna, mille volti”, che vedrà protagonista l’insegnante Maria Avanzo, che è del posto e ama viaggiare e documentare. Maria Avanzo ha girato in lungo e in largo l’Iran, il Myanmar, l’Uzbekistan e il Burundi. Ha conosciuto tante donne, le ha fotografato, si è fatta raccontare storie. Venerdì parlerà di questi incontri, mostrerà le immagini scattate tra Europa dell’est, Asia e Africa.
«L’obiettivo - riflette - è quello di dare una panoramica della vita quotidiana di queste donne, dei loro costumi e delle loro tradizioni». Gli scatti saranno accompagnati, oltreché da assaggi di tisane di un’azienda locale, da letture di testi e poesie di donne che raccontano la loro vita, «le battaglie che molte di esse portano avanti giorno per giorno – sottolinea Maria Avanzo – per giungere ad una spesso ancora troppo lontana parità di diritti». Una sorta di parallelismo, in sintesi, tra le donne di un tempo, le Tesine dei secoli scorsi, e molte che ancor oggi vivono in un mondo nel quale, spesso e volentieri, la parità di diritti è purtroppo una chimera. «Un modo per riflettere, ma anche per non dimenticare». (pa.pi.)