Famiglia Coop, alle spalle  otto anni di battaglie legali 

Primiero, lo scorso fine settimana la riapertura del punto vendita di viale Piave a Transacqua: ripercorriamo i momenti salienti della querelle appena risolta



PRIMIERO. C’è grande soddisfazione nella Famiglia Cooperativa di Primiero per il forte riscontro della clientela che ha affollato nei primi due giorni di riapertura della sede di viale Piave a Transacqua. E sono stati in molti a chiedersi, perché è facile dimenticare, di chi fosse la colpa di tutto quanto è successo in questi ultimi anni. Lontano dalla pretesa di dare qui una risposta esaustiva, proviamo a mettere qualche punto fermo da offrire come un semplice contributo.

Il tutto nasce dal fatto che la famiglia Buzzatti, proprietaria della catena di supermercati “Kanguro”, aveva comprato il terreno sul quale oggi sorge l’immobile della Famiglia cooperativa ed aveva ottenuto tutte le licenze per realizzate un centro commerciale. Interviene però il sistema cooperativo che per evitare un ingresso in Primiero di un forte concorrente, acquista da Buzzatti “a caro prezzo” il terreno. A questo punto, per rifarsi, entra in gioco la “voglia di fare business” da parte del mondo cooperativo proponendo un complesso edilizio che avrebbe dovuto accogliere non solo la sede della Famiglia cooperativa, ma tutta una serie di locali destinati ad edilizia abitativa. Mancava solo la delibera per tutte le concessioni del Comune di Transacqua, ottenuta in modo piuttosto strano. Per questo riportiamo quanto scritto allora – e mai smentito – su “Transacqua Libera” dalla minoranza che era contraria alla delibera del 22 giugno 2010: «Al punto dell’ordine del giorno riguardante il Piano di lottizzazione convenzionata di viale Piave, il sindaco Marino Simoni e il segretario comunale, essendo parenti stretti rispettivamente di un membro del consiglio di amministrazione della Famiglia cooperativa e del firmatario della richiesta, furono costretti a lasciare il consiglio. Successe però che data l’assenza di due consiglieri di maggioranza e l’uscita dei consiglieri di minoranza dall’aula, era venuto a mancare il numero legale; a quel punto il sindaco Marino Simoni, rientrò in aula riprendendo la presidenza della seduta, riportando il numero di votantanti alla sufficienza legale, chiudendo la discussione ed approvando la delibera». La delibera con tutte le concessioni venne poi annullata dal Tar di Trento su ricorso della famiglia Brocchetto. A questo punto il sindaco Marino Simoni (siamo nel 2012) fece approvare nuovamente le stesse delibere, senza tener conto che nel frattempo erano state variate le normative che, appellate con ricorso dalla famiglia Brocchetto, vennero anch’esse annullate con tutte le licenze edilizie e commerciali. Su questo punto molto chiaro è stato Renato Dalpalù nel corso di un incontro con i soci della cooperativa nel febbraio 2016. «L’allora amministrazione comunale ha sbagliato due volte - aveva detto -: la prima perché il sindaco ha votato quando non poteva votare, almeno secondo le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato; la seconda volta perché nell’approvare di nuovo il Piano di lottizzazione cancellato dalla prima sentenza del Tar, non ha detto che era la sanatoria del primo Piano, quando i parcheggi erano secondo la normativa; è, infatti, questo il secondo motivo delle sentenze che hanno cancellato tutte le licenze».

Sono successive le verifiche tecniche che hanno riscontrato anche una serie di difformità urbanistiche dell’immobile. Ma questa è storia recente che riguarda la serie di procedure urbanistiche adottate dal Comune di Primiero San Martino di Castrozza, prima dalla commissaria straordinaria (con il Piano Guida) e poi dall’attuale giunta comunale che approvando la concessione in sanatoria ha portato alla riapertura del punto vendita di viale Piave, chiuso nel gennaio del 2017. (r.b.)













Scuola & Ricerca

In primo piano