I cinghiali sul Baldo ora preoccupano gli agricoltori
Monte baldo. La presenza dei cinghiali sul Baldo sta ormai assumendo livelli impressionanti sul versante veronese e si stanno spostando in territorio aviense con esemplari arrivati fino al monte...
Monte baldo. La presenza dei cinghiali sul Baldo sta ormai assumendo livelli impressionanti sul versante veronese e si stanno spostando in territorio aviense con esemplari arrivati fino al monte Vignola. Ed a malga Trembarì e a malga Acquenere sono ben visibili i danni provocati dal loro passaggio con vaste aree decorticate. Preoccupati ovviamente per questa espansione lo sono gli agricoltori per i danni che provocano ai terreni rendendoli inutilizzabili per anni, gli automobilisti che possono investirli, per la biodiversità di un territorio unico come quello dell’Hortus Europae ma lo sono anche gli escursionisti perché talvolta questi suini diventano estremamente pericolosi e aggressivi. E sono già due i cani caricati e ammazzati dai cinghiali nella zona sovrastante Caprino. L’ultimo, un cane di razza setter a metà agosto ucciso da un cinghiale uscito improvvisamente dal bosco che ha puntato dritto al povero animale che stava tranquillamente bevendo da una pozza caricandolo lateralmente – come racconta il suo padrone Luca Simoncelli – e scaraventandolo a terra rompendogli in questo modo l’osso del collo salvo poi dopo questa furia omicida allontanarsi tranquillamente per far rientro nel bosco. Ed a Caprino già da tempo nel negozio per animali di Roberto Armani si vendono appositi corpetti da far indossare ai propri cani che si portano sul Baldo per ridurre al minimo il rischio che possano in qualche modo venir squarciati dalle piccole zanne affilate di suini infuriati. Ovvio che frequentare i boschi del Baldo (per ora in Veneto) in compagnia degli amici quattro zampe (ma anche senza) conoscendo la pericolosità di questi animali (che è ben maggiore di orsi e lupi) non è piacevole ipotizzando che si potranno incontrare perfino verso il rifugio Chierego e cima Telegrafo avendo una capacità di sopravvivenza anche a duemila metri di quota. Per arginare questa impressionante espansione dei cinghiali, che non è di certo una specie autoctona, in Veneto da luglio la Provincia ha dato il via libera con il benestare dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, alla caccia al cinghiale secondo un piano di prelievo sperimentale per la stagione 2019/2020 con la possibilità di prelevare 400 capi all’anno di cui 300 attraverso la caccia di selezione e fino ad ora sono oltre una trentina i capi abbattuti. In Trentino il cinghiale è considerato ancora specie protetta anche se recentemente la Giunta provinciale ha adottato dei provvedimenti che rendono più facili gli abbattimenti e le procedure amministrative. F.R.