Zf Marine in crisi sono 33 gli esuberi

L’azienda ha richiesto la mobilità nello stabilimento di Arco Grasselli (Cgil): «Chiediamo più tutele per i lavoratori»


di Gianluca Marcolini


ARCO. Il protrarsi della crisi economica ha spento anche l'ultima fiammella che aveva alimentato fin qui la speranza dei dipendenti della Zf Marine. Il mercato, in affanno ormai da qualche anno, non ha dato alcun segnale di ripresa in questi ultimi mesi e per la multinazionale tedesca non è rimasto altro da fare che avviare gli adempimenti burocratici per mettere in mobilità 33 lavoratori sui 97 attualmente occupati nello stabilimento di Arco. La notizia, in realtà, non è un fulmine a ciel sereno solo perché era già stata comunicata dai vertici aziendali e quindi discussa nelle assemblee che si sono svolte in queste settimane, ma è comunque una pessima notizia che va ad appesantire un quadro occupazionale generale fin troppo preoccupante. Appena ieri, su queste colonne, l'assessore provinciale Alessandro Olivi forniva rassicurazioni sulla tenuta del comparto industriale altogardesano e sulla mancanza di gravi criticità. La crisi della Zf Marine, a dire il vero, ha origini lontane. Nel 2009 solo l'intervento di Provincia e Comune riuscì a scongiurare il trasferimento della produzione a Padova. L'assessore Olivi, dietro il finanziamento di un innovativo progetto di ricerca, ottenne il mantenimento della linea produttiva ad Arco e la salvaguardia dei posti di lavoro anche con l'utilizzo dello strumento dei contratti di solidarietà. Ma i problemi non sono mai cessati del tutto. Le avvisaglie di un possibile taglio del personale avevano cominciato a farsi largo a ottobre e oggi trovano drammatica conferma. Dei 33 lavoratori per i quali scatterà la mobilità 7 svolgono mansioni impiegatizie, 26 sono operai. La multinazionale tedesca, che produce componenti per mezzi da diporto, manterrà in loco tutte le attuali linee produttive, anche quelle più innovative che pare non stiano dando i risultati attesi. In un primo momento gli esuberi dovevano essere 39 ma il numero è stato ridimensionato in fase di confronto con i sindacati. «Non siamo comunque soddisfatti dell'esito di questa vertenza – ha fatto sapere ieri il segretario della Fiom Cgil Roberto Grasselli – in quanto abbiamo sempre richiesto che, a fronte di criteri oggettivi e incentivazioni significative, venisse adottato un meccanismo di volontarietà nell'individuazione degli esuberi, a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che meno facilmente possono trovare ricollocazione sul mercato del lavoro. Ora reclamiamo la garanzia di maggiori tutele dal parte del sistema di welfare a favore dei lavoratori coinvolti nelle procedure di mobilità e l'attivazione di tutti gli strumenti di politica del lavoro indispensabili per costruire percorsi di riqualificazione e ricollocamento».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano