Zangola, crac da mezzo milione
L’amministratore di Area 41 indagato per una bancarotta da 50 mila euro
TRENTO. Un fallimento da poco più di mezzo milione di euro è quello che è stato dichiarato nei confronti della società Arco 41 nota perché ha gestito la Zangola di Madonna di Campiglio. Un fallimento che pesa in gran parte sull’Asuc di Fisto che «vanta» un credito da oltre 300 mila euro.
Un fallimento nel quale ora si insinua anche un accusa per bancarotta fraudolenta nei confronti di Lorenzo Zanoni, amministratore della Arco 41. In base alle accuse che vengono mosse nei confronti dell’uomo (che si è affidato per la sua difesa all’avvocato Paolo Dal Rì) dalla guardia di finanza, la distrazione sarebbe stata di poco superiore ai 50 mila euro. In particolare l’amministratore dovrà giustificare una serie di prelievi in contanti e tramite assegni dai conti dell’azienda per poco più di 25 mila euro e di rimanenze di magazzino per poco meno di 30 mila.
Lo stesso Zanoni è accusato anche di aver tenuto per circa un anno e mezzo le scritture contabili in maniera incompleta. Tutte accuse, queste, che devono essere ancora provate e sulle quali a breve ci sarà un confronto con lo stesso indagato.
Una storia travagliata quella degli ultimi anni della Zangola che per lunghi anni è stato il tempi del divertimento di Campiglio. Una data importante (in negativo) per la discoteca era stata quella del dicembre del 2007 quando il locale andò a fuoco provocando danni ingentissimi. Un rogo per il quale non era mai stato trovato il responsabile. Nell’aprile dell’anno successivo la proprietà (l’Asuc di Fisto) aveva affidato i lavori di ristrutturazione.
Tutto sembrava andare per il meglio ma nel 2014 erano state scoperte delle crepe che si erano formare nelle mura portanti, nelle tramezzature e anche nelle strutture in legno del tetto. Una situazione di grave instabilità che aveva dato vita un complesso contenzioso a colpi di perizie e contro perizie. Una situazione nella quale si era insinuata anche la Corte dei Conti con la richiesta al progettista di mettere mano al portafoglio e di coprire il 75 per cento delle spese di ristrutturazione.