Volo Rio-Parigi, i piloti sbagliarono

Secondo le indagini il personale commise errori quando scattarono gli allarmi



TRENTO. Non solo il malfunzionamento dei sensori di velocità, ma anche una serie di errori commessi dai piloti sarebbero all'origine del disastro aereo costato la vita nel 2009 alle 228 persone che erano a bordo dell'Airbus Air France partito da Rio de Janeiro con destinazione Parigi e schiantatosi nell'Oceano al largo del Brasile. Fra le vittime anche i trentini Rino Zandonai, Luigi Zortea e Giovanni Battista Lenzi. A denunciare l'incompetenza dell'equipaggio è un rapporto dell'Ufficio d'inchiesta francese sugli incidenti aerei (Bea), pubblicato ieri, due anni dopo il dramma, sulla base della lettura delle scatole nere del velivolo. Pronta è stata la reazione di Air France in difesa della professionalità del suo personale, ma anche delle famiglie delle vittime brasiliane che hanno respinto le conclusioni del Bea, sottolineando che il problema è prima meccanico, e poi umano. Gli esperti indicano tuttavia in dettaglio come i piloti non siano riusciti a rispondere in modo corretto a certi guasti che si sono verificati negli ultimi minuti del volo, in particolare ai sensori della velocità, che si sono congelati ad alta quota, e alla perdita di assetto dell'Airbus. Di fatto, secondo la commissione, i piloti non hanno mai compreso che l'aereo era andato in stallo, facendolo precipitare vertiginosamente per 11.500 metri in tre minuti. Eppure, scrivono, gli allarmi hanno suonato per quasi un minuto. I piloti, continua la commissione, non erano formati per far fronte a questo tipo di guasto dei sensori Pitot e quindi non hanno applicato la procedura richiesta. «Niente può far ritenere a questo stadio dell'indagine che sia da condannare la competenza tecnica dell'equipaggio», ha reagito Air France, difendendo il suo personale. La compagnia punta il dito piuttosto contro gli allarmi di stallo che non hanno funzionato bene, attivandosi e disattivandosi a più riprese. Al quotidiano Le Figaro, i piloti hanno inoltre precisato che formazioni specifiche per far fronte al congelamento dei sensori incriminati sono state aperte solo dopo l'incidente. Il dramma del volo AF447 avviene la notte del primo giugno 2009 intorno alle 2, proprio quando i sensori Pitot si congelano e cominciano ad indicare misure incoerenti della velocità. Pochi minuti prima il comandante aveva lasciato la cabina di controllo per andare a riposarsi, senza dare disposizioni precise ai due copiloti. È il pilota più giovane e inesperto a trovarsi ai comandi. Poi alle 2.10 si disattiva il pilota automatico. A quel punto una serie di comandi erronei vengono dati all'aereo. Una procedura è aperta contro Airbus e Air France per omicidio colposo.

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