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Villa Rosa, esposto alla Corte dei Conti: «Incuria e degrado»

Il dottor Paolo Bortolotti, che ci ha lavorato 30 anni, ha raccolto più di 500 firme: «Depredata di rame e teatro di festini»


di Luca Marognoli


TRENTO. «Villa Rosa ha resistito a più di due guerre mondiali e al giorno d’oggi in tre anni è stata distrutta». Paolo Bortolotti, responsabile della Unità operativa di Neurofisiologia dell’ospedale di Pergine (il trasferimento nella nuova sede è avvenuto tre anni fa) non accetta l’idea che la struttura dove ha lavorato per trent’anni, «perfettamente funzionante e attrezzata con soldi pubblici» sia stato abbandonata a se stesso «a causa dell’incuria di chi doveva preservarla». Per questo ha deciso di presentare un esposto alla Corte dei conti con più di 500 firme in calce, in cui invita a fare chiarezza sul caso.

Incuria e degrado a Villa Rosa: ecco le foto

Villa Rosa, l'ex ospedale di Pergine, è ormai ridotto a struttura degradata. Il dottor Paolo Bortolotti, che ci ha lavorato 30 anni, ha raccolto più di 500 firme per un esposto: «Depredata di rame e teatro di festini» - L'ARTICOLO

Una battaglia, la sua, iniziata quasi un anno fa: «Ho scritto a tutti i responsabili e si sono dimostrati dispiaciuti, ma il Comune ha detto che è dell'Azienda, l'Azienda che l'ha passata al Patrimonio, il Patrimonio che è ancora dell'Azienda...». Uno scaricabarile, insomma. «Come ultima spiaggia, non ottenendo niente, ho pensato di informare la Corte dei Conti perché quella è comunque una struttura pubblica a norma e l'hanno lasciata in cima a una collina senza una telecamera e nessuna difesa. La conseguenza è stata che prima hanno iniziato a portare via un po' di rame dall'esterno, poi l'hanno distrutta».

Persino i sanitari e i lavandini sono stati fatti in mille pezzi e lo stato in cui versa lo storico edificio, realizzato sul colle del “Zucar” dal “Baumeister” Eduino Maoro su commissione del marchese Vittorio Napoleone Dallarosa, è ben rappresentato dalle foto che pubblichiamo in questa pagina, forniteci da un conoscente del dottor Bortolotti.

Il medico tiene a sottolineare un concetto: «Questa non è una “crociata” mia o di altri medici nostalgici. La questione è molto sentita da tutto il personale, dai medici agli infermieri, e soprattutto dai cittadini: non sarebbe stato possibile arrivare in poche settimane a tante firme solo con il passaparola».

Bortolotti ricorda come la villa abbia più di cento anni di storia: «È stata anche quartier generale austriaco quando c'era l'aeroporto militare al Cirè e ha resistito a più di due guerre mondiali». L’edificio presenta caratteristiche infrastrutturali invidiabili: «È a norma, sbarrierato (e sappiamo come sia difficile trovarne uno simile oggi con le normative restrittive che esistono) perché c'erano pazienti con problemi motori, con la piscina, l'ossigeno nelle stanze, la cablatura per internet. Ma come: lo sapevi da 30 anni che sarebbe arrivato il giorno del trasferimento e non ti preoccupi non solo di pensare a cosa farci ma neanche di recintarlo, metterci delle telecamere e un custode? È lì l'incuria: si tratta di un edificio tutelato, non è un casermone. Non discuto sulla programmazione, perché adesso è difficile anche venderlo, ma sulla conservazione sì. In quella sede potevi metterci qualsiasi cosa, da un hospice ad una struttura per disabili, visto che lì c'è una vista stupenda».

Le recinzioni non hanno impedito che fosse depredato: «I primi accessi sono stati fatti rubando del rame all'esterno, ma adesso ci dormono persino dentro. Va considerato che la parte vecchia è tutta di legno e non c'è acqua o l'aggancio per l'idrante: se prende fuoco quella, brucia tutto!». Bortolotti stesso ha fatto un sopralluogo con dei colleghi: «C'erano segni di festini: sigarette, preservativi, resti di lumini accesi e un cartello che dava l'appuntamento per una serata: ci troviamo tutti, portate da bere...»

L’esposto passa la palla ai magistrati contabili: «La Corte valuterà se ritiene vi sia stato anche un danno patrimoniale. In ambiente medico se sbagli a fare una prescrizione o metti un codice diverso ti fanno pagare il farmaco…». L’obiettivo è anche di sollecitare il senso civico: «La mia speranza - conclude Bortolotti - è che ne esca un messaggio educativo anche per i giovani. Non deve passare il concetto di pubblico da depredare».













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