Viale Verona e Mattarello aree militari da sbloccare

Il sindaco Andreatta: «Lo Stato ci dica di che spazi ha bisogno, così potremo progettare la riconversione. Alloggi pubblici, servizi e terreni agricoli»


di Chiara Bert


TRENTO. Matteo Renzi lo ha annunciato domenica dal palco del Festival dell’economia, e nel suo stile ha coniato una nuova formula da tweet, lo «Sblocca Italia», messaggio immediato, titoli sui giornali garantiti. «Scriverò ai sindaci una lettera e chiederò che entro 15 giorni ci diano l’elenco di immobili o aree pubbliche abbandonate, investimenti fermi per problemi burocratici, permessi o visti che mancano», ha calato la sua carta il premier all’auditorium S.Chiara. Un modo per sbloccare interventi fermi da quarant’anni, e far ripartire il Paese.

«Scriva alla Provincia, non ai sindaci», lo ha subito rintuzzato l’ex governatore Lorenzo Dellai, «qui è la Provincia che tiene i rapporti finanziari con lo Stato». Ma si sa che Renzi preferisce da sempre i Comuni alle Regioni, lo ha ribadito anche ieri ricordando che nel nuovo Senato, fosse per lui, avrebbe dato più importanza ai sindaci. E allora è facile pensare che nei prossimi giorni saranno i primi cittadini a vedersi recapitare la missiva di Palazzo Chigi.

E allora guardiamo a Trento, per capire quale potrebbe essere la lista di opere bloccate che il sindaco Alessandro Andreatta invierà al presidente del consiglio. «Aspetto di vedere cosa dirà nella lettera - premette Andreatta - Renzi prima ha fatto l’esempio della Napoli-Bari, poi ha parlato di edifici e aree. Bisognerà capire se si tratta di aree solo pubbliche o anche private ma ostacolate per problemi che coinvolgono l’ente pubblico. In ogni caso è un’idea positiva per velocizzare i tempi, anche se da noi l’interlocutore diretto dello Stato è piuttosto la Provincia». In attesa di chiarimenti su cosa possa finire nello «Sblocca-Italia», Andreatta qualche idea ce l’ha. E riguarda la grande partita delle caserme in città.

Aree militari. L’accordo di programma quadro sulle aree militari coinvolge Stato, Provincia e Comune di Trento. «Tre quarti sono già passate di proprietà alla Provincia per realizzare il nuovo ospedale - ricorda il sindaco - allo Stato rimangono le Battisti e le Pizzolato. Dopo la retromarcia di Roma sulle nuove caserme a Mattarello, sarebbe utile Roma chiarisse se i militari possono andare tutti alle Pizzolato e se gli spazi sono sufficienti. A quel punto noi potremmo gestire la partita della riconversione delle aree della Clarina e di Mattarello».

Distretto di viale Verona. Caserme Battisti. Qui l’architetto catalano Joan Busquets, consulente del Comune per il piano regolatore, già nel 2003 aveva immaginato il futuro dell’area con corridoi verdi di collegamento con la collina e spazi per servizi anche scolatici. L’ex governatore Dellai qualche anno dopo parlò dell’idea di realizzare un grande polmone verde in stile Central Park, mentre altri hanno insistito per una scuola. «Penso che l’idea dei corridoi verdi sia ancora attualissima - spiega Andreatta- per collegarsi ai vicini parchi di Gocciadoro, della Clarina e di San Bartolomeo. Quella non è un’area che manca di verde, si potrà invece ragionare insieme alla comunità sui servizi pubblici, vedendo cosa è più utile, e prevedere poi una quota di alloggi pubblici, penso soprattutto a canone moderato, approfittando di non avere costi di esproprio».

Cittadella militare a Mattarello. Per quanto riguarda invece i terreni di Mattarello dove doveva sorgere la nuova cittadella militare, a lungo osteggiata da comitati e ambientalisti, il progetto si è arenato per decisione dello Stato che ha rivisto le proprie priorità in funzione delle minori risorse a disposizione. Il sindaco si dice favorevole a che «una parte di quell’area venga riconvertita a terreno agricolo, con qualche programma innovativo in collegamento con l’Istituto agrario di S.Michele».

Immobili. Se vi venissero invece in mente edifici chiusi da anni o aree dismesse di cui non si intravede la rinascita, per stessa ammissione di Andreatta «la responsabilità è semmai nostra» e il blocco deriva «da problemi economici più che da ostacoli burocratici». È il caso dell’ex questura di piazza Mostra, già in mano alla Provincia, dell’ex archivio militare di via Giovanelli o dell’ex asilo San Martino di via Manzoni.

Trento Nord. Quello che invece si potrebbe inserire nella missiva a Renzi, secondo Andreatta, è il tema del patto di stabilità. Il ministro Padoan proprio dal Festival dell’economia ha aperto spiragli per un suo allentamento. Ugo Rossi ha ricordato che il Trentino ha 4,5 miliardi fermi. «Una maggior tolleranza consentirebbe di sbloccare partite importanti», ricorda il sindaco. Una su tutte: la bonifica delle rogge di Trento Nord. Il progetto pronto da anni, una grossa parte del finanziamento è statale, ma proprio a causa dei vincoli del patto di stabilità si profila un ennesimo rinvio.

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