Viaggio nel disastro di Vaia

Val di fiemme. Pampeago, Moena, Paneveggio, passo del Manghen, tutta l'area di Artesella. Qui non c'è più la montagna incantata, come avrebbe detto Thomas Mann. Resiste ancora, a pezzi. Viva, ma...


Danilo Fenner


Val di fiemme. Pampeago, Moena, Paneveggio, passo del Manghen, tutta l'area di Artesella. Qui non c'è più la montagna incantata, come avrebbe detto Thomas Mann. Resiste ancora, a pezzi. Viva, ma dolorante.

Stare ai piedi di questi versanti martoriati da Vaia è come guardare dal basso il dorso di un animale gigantesco il cui pelo sia stato strappato via a morsi. Si respira ovunque un intenso odore di legno. Non è un bel segnale: è l'odore degli schianti, che sono centinaia, migliaia. Legno più acqua più l'odore tipico di un sottobosco tutto rivoltato.

Durerà dei begli anni, ’sta cosa. I nostri figli e nipoti le vedranno ancora, queste ferite. Più pulite, per così dire disinfettate, dopo l'opera di esbosco degli alberi caduti e di ripristino ambientale che in queste settimane è in atto ovunque. E’ stato calcolato che, per portare via tutti gli alberi abbattuti del Trentino, servirebbero qualcosa come 120mila camion. Un lavoro rognoso, lungo, costoso.

Se ne sono resi conto ieri i membri della Commissione speciale del consiglio provinciale istituita dopo la micidiale tempesta di ottobre scorso, che hanno compiuto un tour in queste zone per verificare lo stato dei lavori nove mesi dopo il disastro.

C'erano il presidente della Commissione Ivano Job, Devid Moranduzzo e Denis Paoli (Lega), Ugo Rossi (Patt), Lucia Coppola (Futura), Alex Marini (5Stelle), Pietro Degodenz (Unione per il Trentino). Al passo del Manghen si è aggiunto anche Alessio Manica (Pd). A scortare la comitiva, infine, il regolano di Fiemme Giorgio Ciresa.

Li abbiamo seguiti. Una giornata intera su e giù per valloni, passi, versanti disastrati. Quasi un reality, fra battute da studenti in gita. Se non fosse che lei - la montagna ferita - incombeva ovunque, ispirando rispetto. E così è stato. Anche i più recalcitranti alla partenza (Ugo Rossi: «Che ci andiamo a fare? Una giornata buttata»), alla fine si sono concentrati sui numeri e i dati tecnici forniti per ogni tappa dai forestali e dai responsabili dei cantieri.

Il resoconto della giornata, tappa per tappa, è una sorta di "diario del disastro".

Vaia, nove mesi dopo, è questa roba qua.

Il paravalanghe di Pampeago

Lo schianto ha interessato il versante sopra gli alberghi. «Qui stiamo realizzando un’opera paravalanghe» spiega l’ingegner Franch, direttore dei lavori. Per realizzarla, occorre prima esboscare la parte in alto (una cosa come 900 metri cubi di legname). Per fare questo saranno fatti intervenire degli elicotteri, per quattro o cinque giorni, prima nella parte sopra il tunnel stradale, a valle cioè degli alberghi, per non creare disagi agli ospiti. Il paravalanghe sarà ultimato entro metà, fine agosto. Sarà una “rastrelliera” lunga 1700 metri. Avrà una durata stimata in 20/30 anni. Interessa un’area di circa 4 ettari. Costo totale: 1 milione di euro.

Il “Crepàc” di Moena

Un grosso schianto ha interessato la zona detta “Crepàc”, il cui nome è già tutto un programma. «Qui realizzeremo una nuova strada forestale» spiega il direttore lavori Carlo Anderle. «Sarà la prima parte di una serie di lavori compresi nel Piano di Azione provinciale». La strada costerà in tutto circa 200mila euro. Servirà per velocizzare l’opera di esbosco dei tronchi abbattuti. A lavori finiti, resterà come via di accesso ai forestali per l’opera, altrettanto lunga, di rimboschimento.

Predazzo, legname “bagnato”

A fianco della statale, fra Predazzo e Bellamonte in località Zaluna, gigantesche cataste ricordano ai turisti che stanno entrando nella terra di Vaia. Il piazzale dove sono depositate è della Regola Feudale di Predazzo. Accanto scorre il torrente Travignolo. Al di là c’è una lingua di terra, grande due ettari, che viene riempita – per livellarla e sopra elevarla rispetto al corso del torrente – con materiale dragato dal Travignolo. Alla fine saranno 30mila metri cubi di materiale. In questo modo si ottiene anche di mettere in sicurezza l’abitato di Predazzo. Quest’area sarà il primo piazzale del Trentino in cui la legna sarà trattata con una “bagnatura” costante, nei mesi primaverili ed estivi. Questo evita la formazione di funghi che lo danneggerebbero. Il piazzale conterrà 80mila metri cubi di legname. Il costo di tutto l’intervento è di 270mila euro.

Paneveggio, niente bostrico

La zona che circonda il parco e il Centro visitatori è stata interessata da alcuni schianti, anche dentro la famosa “foresta dei violini”. «Tutte la aree schiantate sono già state appaltate a ditte esterne» spiega l’ispettore Giuliano Zuliani, della Forestale. «Una parte di legname è stato venduto in piedi, altra parte come si dice è stato venduto in strada. Bostrico? Qui il fenomeno non si nota, anche per le temperature fredde, siamo in una fascia di quota alta, fra i 1500 e i 2000 metri».

Manghen, strada riaperta

Se si vuole “toccare con mano” un esempio della devastazione prodotta da Vaia, la strada che si inerpica per il passo del Manghen costituisce una sorta di “panoramica” del disastro. A partire dalla strada stessa, che per molti tratti era franata di sotto: un salto di 25 metri. Ora è tutto ripristinato. Ma il colpo d’occhio sul versante opposto è terribile: non è rimasto in piedi nemmeno un albero. Giacciono tutti sparsi alla rinfusa sul dorso della montagna.













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