«Via quelle pietre da Corso Bettini»

Viliam Angeli attacca: la porta del centro storico degradata a vetrina per le cave del Trentino



ROVERETO. Arte e più in generale, estetica, sono da sempre terreno minato. Non a tutti piacciono le stesse cose, anzi, c’è chi trova geniali proposte che ad altri sembrano imbarazzanti. Quindi diventa quasi impossibile stabilire chi abbia ragione o torto.

Il caso delle pietre di corso Bettini da questo punto di vista è esemplare. Sono comparse del tutto inattese sul lato che affaccia su corso Bettini, appunto, del triangolo all’intersezione con via Barattieri che attende anche una fontana. Non sono pietre qualsiasi, ma monoliti di colore diverso, in parte lucidi e in parte no, di forme regolari ma senza alcuna simmetria. Di fatto, spiega l’assessore Manfredi, sono una sorta di campionario: una vetrina delle pietre del Trentino. Inteso come provincia. Quindi ci saranno marmi e porfidi, calcari e graniti. A spese della Provincia, che sovvenziona l’iniziativa, appunto, per il lustro che dà all’industria estrattiva della nostra zona.

Piace? Non piace? Per ora, soprattutto non. Il leghista Villiam Angeli è inviperito. «Ma cosa c’entra il centro storico roveretano, di cui quello spiazzo è la porta Nord, con le cave del Trentino? E cosa c’entra una città con una esposizione da marmista? Corso Bettini non è un Autogrill o un casello autostradale, nei cui pressi mettere in mostra le “glorie” locali a beneficio dei potenziali acquirenti di passaggio. E la logica che quelle pietre non costino direttamente al Comune un euro, non cambia di una virgola il problema. Visto che sono brutte e fuori luogo, non mettendole non si spendeva nulla e ne guadagnava lo scorcio tra le due vie. E poi, paga comunque la Provincia, che stringi stringi attinge sempre alle stesse tasche del Comune. Non hanno senso i pietroni lì: che Trento se li riprenda pure e li metta dove gli pare».

Della stessa opinione una lettrice (M.F.) che segnala la stessa cosa facendo notare come più che un’opera d’arte, quell’angolo sembri ora il magazzino di un tagliapietre. «Manca solo una targhetta col numero di telefono ed uno può sceglierci la lapide per quando sarà il momento». E in effetti potrebbe essere un’idea: con la sponsorizzazione di uno dei marmisti della Vallagarina oltre a non costare nulla, potrebbe diventare addirittura un affare. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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