Via libera al ticket in «salsa trentina»

Accordo Rossi-sindacati: si pagheranno tutte le prestazioni non urgenti. Ticket di 25 euro per i codici bianchi al pronto soccorso senza prestazione specialistica, 50 euro con prestazione specialistica


Luca Petermaier


TRENTO. L'assessore alla Salute Ugo Rossi ha incassato ieri un via libera decisivo per l'introduzione in Trentino di nuovi ticket sanitari. Al termine di un incontro con i sindacati, le parti hanno raggiunto un accordo sostanziale rispetto all'ipotesi - che il Trentino aveva anticipato nei giorni scorsi - di seguire la strada di un ticket in salsa trentina, non legato al mero accesso al pronto soccorso ma alle eventuali prestazioni specialistiche che ne seguono.

L'ipotesi di lavoro su cui assessore e sindacati hanno trovato un accordo è questa: ticket di 25 euro in caso di accesso al pronto soccorso per un codice bianco a cui non segue alcuna prestazione specialistica. Ticket di 50 euro - sempre sui codici bianchi - qualora all'accesso al pronto soccorso segua una prestazione specialistica. Per i codici verdi (quelli leggermente più gravi dei bianchi, ma pur sempre non allarmanti) il ticket è sempre di 50 euro qualora segua una prestazione specialistica a meno che tale prestazione non rientri in quelle catalogate come urgenti, nel qual caso il ticket non sarà dovuto.

L'obiettivo del provvedimento - spiega Rossi - «non è tanto quello di fare cassa, quanto quello di limitare l'accesso inutile al pronto soccorso». Molto spesso, infatti, l'emergenza viene utilizzata non per una reale necessità, ma come scorciatoia gratuita verso visite e controlli che potrebbero invece seguire benissimo altre strade. Le quali, però, sono spesso intasate e malandante tanto da costringere i pazienti a lunghe attese per poter ottenere una qualsiasi visita specialistica. Ma l'uso improprio del pronto soccorso come corsia preferenziale appesantisce tutta la macchina sanitaria, provocando conseguenze a catena sull'efficacia dei servizi.

La soluzione trovata, dunque, è stata quella di non introdurre un ticket secco ma di far pagare le visite specialistiche qualora richieste attraverso canali d'urgenza quando l'urgenza non c'è. «Questo non è penalizzante - spiega Rossi - perché si tratterebbe di un ticket che si sarebbe dovuto pagare ugualmente passando attraverso il Cup».

Del resto con i tempi lunghi di attesa per le visite specialistiche, la scappatoia è appunto rivolgersi al pronto soccorso spesso per delle sciocchezze: l'85% degli accessi al pronto soccorso (oltre 220 mila in tutto) viene identificato con codici bianchi e verdi, cioè di nessuna urgenza. Solo il 14,4% si merita un codice giallo (media gravità), mentre lo 0,9% è da codice rosso, cioè casi con pazienti in pericolo di vita. Tra tutti i casi che passano dal pronto soccorso, il 77,7% si risolvono con la dimissione del paziente entro tre ore dall'accesso. Quasi tutti i pazienti (l'86%) arrivano al pronto soccorso senza essersi prima consultato col proprio medico.

Gli esami richiesti dal pronto soccorso sono una montagna: quasi 178 mila, 10 mila in più rispetto ad un anno prima. Nella metà dei casi si tratta di radiologie, 70 mila sono indagini di laboratorio, 11.800 le Tac e 5.600 le ecografie. Dei 604 accessi quotidiani, il 22% avviene di notte. Insomma, come si vede dai numeri il problema esiste. Ecco perché Rossi e in sindacati hanno anche concordato sulla necessità di destinare il gettito maggiore che deriverà alle casse provinciali dai nuovi ticket per il miglioramento della medicina di base che dovrà sempre più svolgere una funzione di efficace filtro.













Scuola & Ricerca

In primo piano