Ventenne muore durante un volo di base jumping
Un ragazzo straniero ha perso la vita precipitando dal Becco dell’Aquila
TRENTO. Un giovane ha perso la vita in Trentino, precipitando in montagna durante un volo di Base jumping. Si tratta di uno sport estremo, che consiste nel gettarsi nel vuoto da rilievi naturali, ponti o edifici, per atterrare poi con paracadute. A morire è stato un ragazzo straniero di 20 anni, deceduto sul colpo.
L’incidente è avvenuto intorno alle 10.30 nella zona di Dro, al Becco dell’Aquila, a poche decine di chilometri da Trento. I sanitari del 118, intervenuti con un elicottero, non hanno potuto che constatare il decesso.
Il giovane base-jumper, neozelandese, è morto dopo un volo radente a una parete rocciosa. Era in Trentino da circa un mese secondo le prime informazioni, e si lanciava ogni giorno nello stesso luogo, come altre decine di appassionati di questo sport estremo che arrivano in zona da tutto il mondo. L’incidente di oggi è stato visto da alcune persone che passeggiavano e osservavano la zona con un binocolo. Hanno chiamato il 118, che ha constatato il decesso e ha allertato il Soccorso alpino per il recupero della salma. Sono intervenuti due tecnici della stazione di Riva del Garda, portati in elisoccorso. Il giovane, a quanto ricostruito, si era lanciato con la tuta alare per un volo radente, a sfiorare i ghiaioni e la cosiddetta ’parete zebratà della montagna. Si era buttato dal Becco dell’Aquila, uno spuntone di roccia che sporge di circa 80 metri dal monte Brento, per il solito volo di circa 1.100 metri, che porta ad atterrare in un prato sottostante. Era più o meno a tre quarti del percorso, quando ha sfiorato il ghiaione e ha cercato di aprire il paracadute. Ma non è bastato.
Le rocce erano troppo vicine e ha sbattuto violentemente, probabilmente perchè a quel punto del volo era alla velocità massima, che in genere è intorno ai 200 chilometri all’ora. La zona, più o meno a metà strada tra Trento e Riva del Garda, vede ogni giorno decine di appassionati di base-jumping lanciarsi, in cadute nel vuoto o voli radenti, per terminare in genere con l’apertura del paracadute a una cinquantina di metri dal suolo, sia al mattino, che verso l’imbrunire. Il ragazzo non è il primo a perdere la vita: sono state oltre una decina negli ultimi dieci anni le persone morte, più una serie di feriti.