PERSONE

Va in pensione Sartori, l’informatico della sanità 

Entrò in azienda sanitaria quando c’erano ancora i computer a schede perforate: «Ora abbiamo portato le cartelle cliniche sul telefonino. E non è ancora finita»


di Andrea Selva


TRENTO. È entrato nella sanità trentina quarant’anni fa (quando i calcolatori funzionavano a schede perforate) e ne è uscito l’altro giorno, nell’era in cui i servizi sanitari raggiungono pazienti (e medici) sul telefonino. Leonardo Sartori, 63 anni, responsabile dei servizi informatici dell’azienda sanitaria, ha vissuto questi cambiamenti da protagonista. E da ieri è in pensione.

Quarant’anni nella sanità, senza nemmeno essere un medico...

Ma l’informatica ha avuto un ruolo importantissimo nel disegnare i servizi sanitari attuali.

Partiamo dall’inizio.

Nel 1978 arrivai all’ospedale di Rovereto, la mia città, dopo aver studiato a Pisa e aver ottenuto una delle prime lauree in informatica.

C’erano già i calcolatori negli ospedali?

Sì, enormi, occupavano una stanza intera e avevano una memoria di mezzo “k” (il testo di questo articolo richiede una memoria di quasi 4 kB, ndr) ma riuscivamo a farci le buste paga.

A questo servivano i computer negli ospedali in quegli anni?

Sì, l’informatizzazione è partita dalla contabilità e poi dai magazzini. I servizi sanitari sono arrivati molto dopo.

Quando è arrivata la svolta?

A partire dal 1995, quando è arrivata l’azienda sanitaria unica per tutto il Trentino e cominciammo a pensare a come “far parlare” tra loro i sistemi delle varie unità sanitarie locali.

Era ancora l’era della carta.

Esatto. I pazienti andavano all’ospedale con tutte le proprie carte, esami e radiografie, altrimenti era impossibile ricostruire la loro storia clinica. Oggi il Trentino è molto avanti rispetto al resto d’Italia e c’è una situazione completamente diversa rispetto agli anni Novanta: ogni medico (se autorizzato) ha la possibilità di ricostruire la storia di un paziente. E lo stesso paziente può consultare i propri dati.

Quando è arrivata la svolta?

Nel 2008, quando abbiamo cominciato a parlare di Trec, cioè le “tre c”: cartella clinica del cittadino.

Dieci anni fa. E sembra un secolo.

La realtà è che negli ultimi 10 anni della mia carriera ho visto cambiare più cose che nei 30 anni precedenti.

Quanti sono gli utenti abilitati alla cartella clinica on line?

Quasi 85 mila, ma se prendiamo il Fast Trec (che ha procedure più semplici) saliamo a circa 215 mila. Come percentuale di copertura della popolazione siamo i primi in Italia.

Ci sono state resistenze?

I professionisti (medici e farmacisti) hanno dimostrato qualche resistenza, come accade di fronte al cambiamento, ma poi hanno compreso gli enormi vantaggi di questo sistema.

E i cittadini?

Sono stati protagonisti di questa rivoluzione di cui hanno capito subito la portata. Ricordo una disabile che quando venne introdotta la ricetta elettronica mi scrisse una lettera: “Non devo andare più dal medico per ogni ricetta, mi avete cambiato la vita”.

E i problemi di privacy?

La riservatezza è garantita, ma la stragrande maggioranza dei pazienti dà il consenso al trattamento dei propri dati: i vantaggi sono troppi per rinunciarvi. Pensiamo al paziente che arriva in stato di incoscienza all’ospedale con il medico che ha la possibilità di leggere la sua storia clinica.

Quali sono le sfide ora?

Rendere tutto questo molto più semplice. Le norme sono severe e le procedure di accesso ai dati sono ancora complesse, ma in futuro si potrà accedere ai sistemi attraverso il telefonino (come già si fa ora in realtà) ma attraverso l’impronta digitale, tanto per fare un esempio. Il Trentino è avanti, ma questo paradossalmente non è un vantaggio: le norme nazionali infatti ancora non ci consentono di essere veloci e semplici quanto vorremmo.

Ci sono barriere all’entrata.

Vedo anziani che si arrabbiano perché agli esami del sangue i giovani che hanno prenotato via telefonino passano avanti.

E poi?

Estendere l’informatizzazione dalla sanità a i servizi sociali, che con l’aumento della popolazione anziana saranno sempre più importanti. E poi le nuove frontiere, come quella delle dichiarazioni anticipate di volontà da inserire nei nostri sistemi. Ecco il futuro.

 













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