Utero in affitto, sì a «due padri»

La Corte d’appello di Trento riconosce la paternità a coppia gay: la volontà di cura prevale sul legame biologico


di Chiara Bert


TRENTO. «La genitorialità non si fonda solo sul legame biologico tra il genitore e il nato, ma su un concetto di responsabilità che si manifesta nella consapevole decisione di allevare e accudire il bambino». Passa dalla Corte d’Appello di Trento una sentenza destinata a fare storia nel riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali: a una coppia di uomini di Trento, due professionisti poco più che quarantenni, che sono diventati genitori grazie alla maternità surrogata in Canada, è stato riconosciuto lo status di genitori. Non solo dunque al genitore biologico dei bambini, ma anche al suo partner, sposato nove anni fa.

I gemelli, un maschio e una femmina, oggi hanno sei anni. Nel loro ricorso - si legge nell’ordinanza - la coppia ha fatto presente che fin dalla nascita dei bambini entrambi i genitori avevano assunto il ruolo di padre e come tali erano riconosciuti dai figli, così come dalla cerchia di amici, familiari e colleghi».

L’ordinanza è del 23 febbraio. La notizia è stata divulgata ieri dal portale «Articolo29» (che si occupa di famiglia, orientamento sessuale, identità di genere) e confermata dall’avvocato Alexander Schuster, esperto in materia di diritti Lgbt. «Si tratta di un riconoscimento di genitorialità piena, il secondo padre risulterà ora a tutti gli effetti nella seconda “casella” del certificato di nascita dei minori», spiega l’avvocato.

La coppia di padri si era rivolta circa otto anni fa allo studio Schuster per capire il quadro internazionale «e la scelta è caduta - spiega il legale - su un ordinamento molto garantista quale quello canadese». In Canada la legislazione prevede una maternità surrogata di tipo solidale, dove la donna che accetta di portare avanti per altri la gravidanza non lo fa per denaro. Nel 2009 la coppia ha trovato una donatrice di ovociti e un’altra donna disposta a portare avanti una gravidanza per altri. Sei anni fa la nascita dei due bambini, che - vigendo in Canada la lex soli - sono anche cittadini canadesi. E che in Canada vengono registrati come figli di entrambi i padri.

La coppia torna in Italia dove chiede la registrazione dell’atto canadese, ma solo il padre biologico ottiene il riconoscimento di genitore. «Dopo la nascita dei minori pianificai d’intesa con la collega canadese il procedimento per il riconoscimento anche del secondo padre», racconta Schuster. Sei anni fa il risultato di oggi appariva inimmaginabile, ma la coppia si fidò di quel consiglio. Lo studio ha atteso diversi anni prima di ritenere i tempi maturi, ma ora la strategia pianificata allora ha finalmente portato i propri frutti. L’esito favorevole in Corte di appello di Trento mostra che oggi il diritto italiano non frappone ostacoli ad una genitorialità dello stesso genere anche sul fronte paterno». «Ritengo significativo – prosegue il difensore – che la sentenza non faccia menzione dell’espressione orientamento sessuale. Vediamo in questo un implicito accoglimento della tesi per la quale il vero problema – per così dire ‘culturale’ – non è la relazione omosessuale della coppia di genitori, quanto l’idea che vi è difficoltà a riconoscere ad un uomo, al di là del suo orientamento, una piena e adeguata capacità di cura e di amore nell’accudire dei figli. Questa sentenza va ben al di là di una semplice tutela delle coppie gay».

Soddisfatti i genitori, che per ora scelgono di rimanere anonimi. «Siamo felici, emozionati - ha dichiarato uno dei due padri al sito Ildolomiti.it - ma prima di rilasciare dichiarazioni vorrei parlarne con il mio compagno. Ora è al cinema con i piccoli». Un anno fa, alla manifestazione per l’approvazione della legge sulle unioni civili, i due papà si erano esposti e avevano raccontato in piazza D’Arogno la loro storia: «Se uno di noi dovesse a mancare, i nostri figli verrebbero istituzionalizzati e sarebbe un giudice del tribunale dei minori a deciderne il futuro». Ora, dopo la sentenza, sono genitori a tutti gli effetti dei loro due bambini. Anche in Italia.

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